Menu

Emilia Romagna. Torna il fantasma del “Tibre”

La Tirreno-Brennero è l’ennesima “grande opera” del voto utile. Ma che cos’è la Tibre? Un progetto anacronistico riesumato dal 1974, una serpe che ha cambiato pelle e lasciato una carcassa di cemento e catrame, in mezzo a due aree rimaste miracolosamente ancora non invase dal cemento.

La Tirreno-Brennero muore a Trecasali (Pr) collegando il nulla. Non prima, però, di aver sventrato 74 ettari di suolo agricolo, prati stabili e foraggi “nobili”, proprio quelli che servono per il Parmigiano-Reggiano. Alla faccia delle eccellenze.

Chi ci guadagna? Il gruppo Gavio è il maggiore azionista. A questo è stato permesso di mantenere la concessione di Autocisa e di aumentare del 7% l’anno i pedaggi in una delle autostrade più care d’Italia.

Gavio ottiene un prolungamento della concessione di ben 34 anni dal governo Berlusconi (Salvini, ricordi?), ma il progetto non è caro solo a destra, ha una blindatura politica “bipartisan”.

Non a caso, la Regione a guida Pd stanzierà 50 milioni di euro per collegare il casello di Trecasali con la Cispadana. E ad aggiudicarsi l’opera è il costruttore Pizzarotti, pronto a mangiarsi una grossa fetta della torta.

Chi paga? La Tibre è un danno ambientale finanziato solo con soldi pubblici: oltre 500 milioni di euro.

Quindi, siamo noi a pagare e paghiamo due volte, perché prima regalano soldi pubblici ai costruttori e poi ci lasciano in eredità un moncone di autostrada inutile e dannosa per il territorio.

È ancora lì a marcire in mezzo alla bassa, a testimoniare, per chissà quanto tempo, i danni causati dalle amministrazioni dei voti utili e delle marionette in mano ai boss del bitume.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *