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Emilia Romagna: autonomia differenziata anche nei controlli sanitari?

Dopo anni di tagli alla sanità pubblica i nodi arrivano al pettine, mostrando tutto il loro aspetto più criminoso, e un approccio di gerarchizzazione delle priorità anche di fronte a una crisi drammatica come quella che stiamo vivendo. In Emilia Romagna l’ultima direttiva regionale in tema di controlli giunge al suo apice deliberando che la sicurezza per i medici e il personale sanitario che in questi giorni sta in trincea con turni massacranti per gestire l’emergenza, dipende dalla zona in cui si trova a prestare servizio.

E’ il paradosso per cui la necessità di avere a disposizione manodopera e operatori sanitari, vergognosamente carenti a causa del blocco delle assunzioni e di taglio alle risorse, e per risparmiare sui tamponi sempre più carenti, si fa il gioco di “occhio non vede cuore non duole”. La direttiva in pratica distingue 3 diverse zone di rischio: zone di penetrazione massimale (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Rimini), zone di penetrazione elevata (Modena, Bologna), zone di penetrazione contenuta (Ferrara, Ravenna, Forlì). La direttiva regionale prevede il controllo quindicinale a tutti gli operatori solo nelle zone di penetrazione massimale, ossia quelle dove i dati sono più allarmanti (per ora), mentre nulla è detto riguardo agli altri controlli.

Il commissario Venturi ha dovuto poi ritrattare, di fronte a questa caduta di stile clamorosa e criminosa, specificando che tutti gli operatori dovranno essere sottoposti ai controlli, e che potranno tornare in trincea, su base volontaria, solo una volta risultati negativi a 2 controlli successivi.

Ma nonostante le parole del commissario (e sperando che la sua parola valga sul testo della direttiva nrd), l’approccio che la Regione ha avuto nel pianificare e garantire la salute e sicurezza degli operatori sanitari, lascia non pochi dubbi.

Se non si riesce a garantire la piena e completa sicurezza negli ospedali e tra i medici, ancora una volta, c’è da chiedersi davvero come si possa pensare di garantirla nei luoghi di lavoro che ancora continuano a restare aperti.

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