Qualsiasi cosa possa uscire da una penna o da una tastiera ci sembra inadeguata. Come scrivere di Sante?
Sante sempre presente, perché la fine della sua vita non è la fine di chi con la sua vita ha rappresentato meglio di chiunque altro l’epoca terribile e straordinaria in cui una parte di questo Paese ha dato l’assalto al cielo, presente e solidale nelle lotte di ieri e di oggi.
Come può morire un gigante?
Con Sante non c’è una storia, ma tutta la storia, c’è la storia dell’antagonismo di classe, la storia anticapitalista e comunista, ci sono i ragazzini di piazza Statuto, c’è il proletariato extralegale, il proletariato prigioniero, le battaglie nelle carceri speciali, c’è la lotta irriducibile contro lo Stato della DC e del compromesso storico, c’è colui che ha saputo tenere alta la bandiera della rivoluzione anche nei tempi bui della disfatta.
E poi il pensiero, la lucidità di esserci sempre, la ricostruzione tenace di un percorso che si avviava su terreni diversi, la narrazione paziente ai più giovani di cosa siano stati quegli anni, di cosa sia stato il carcere dell’annientamento delle identità, la sua presenza in mille battaglie di questo Paese come in Val di Susa, con i NoTav e la perseveranza nel raccontare una vita passata sempre dalla parte giusta, per passare il testimone ai giovani compagni.
Come può morire un’araba fenice?
Con Sante c’è tutta la poesia della rivoluzione, del resistere un giorno ancora, fino alla vittoria.
La sua stessa vita è un insegnamento per le nuove e future generazioni di comunisti, una bandiera rossa mai caduta e impugnata per proseguire.
Ecco, come è possibile allora scrivere di tutto questo senza che qualsiasi cosa possa uscire da questa tastiera sembri inadeguata?
Ciao Sante, comunista, bandito, poeta. Rivoluzionario incommensurabile.
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