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La Bolognina contro i mostri di cemento

In un quartiere che è già da anni al centro di diversi progetti di “riqualificazione”, nella Bologna che non ha dimenticato il suo progetto di trasformarsi da città del welfare a città vetrina, alcuni cittadini si sono mobilitati in questi mesi contro la costruzione dell’ennesimo palazzone della Bolognina.

E’ l’ennesimo attacco ad un altro pezzo del quartiere, alla periferia nord della città, dove l’urbano ancora si confonde con quello che era fino agli anni 50 la piena campagna (e addirittura un altro paese!). Un pezzo di quartiere dimenticato negli anni, lasciato alle “case basse” per lo più per operari e piccoli commercianti bolognesi, poi diventata zona di approdo per le classi popolari, italiane e migranti.

Al quarto palazzone costruito in pochi anni solo in quel pezzo di quartiere, gli abitanti hanno detto no, e hanno iniziato una raccolta firme autorganizzata contro “i mostri urbani”, che stanno cambiando completamente il quartiere, oscurando le vie di luce alle casette esistenti, occupando i pochi parchetti esistenti, e imponendo palazzoni dai colori insipidi che fanno a cazzotti anche visivamente con l’architettura circostante oltre che con i suoi abitanti.

Non si tratta solo di difendere l’esistente, in un quartiere dove comunque la necessità di interventi di manutenzione di palazzine ormai decadenti e scuole quasi fatiscenti, o di difendere il proprio diritto a una vita dignitosa, dove guardando fuori dalla finestra di casa si possa scorgere il cielo e non il muro di un grattacelo.

Si tratta di opporsi alla logica che si sta imponendo negli interstizi della città, per cui ogni spazio è buono per costruire qualcosa, al di là che ce ne sia bisogno o meno, solo per far guadagnare il costruttore di turno (o per meglio dire l’oligarchia dei costruttori), e per speculare sui prezzi della vendita immobiliare e degli affitti.

Forti della pessima legge regionale sull’urbanistica, che concede deroghe alla chiunque al tanto propagandato “consumo di suolo zero”, dal 2018 è stata sdoganata definitivamente la possibilità di costruire in ogni dove in ogni come, in altezza o in profondità, e basta assicurare un fazzoletto verde e qualche albero, o prevedere qualche elemento di green building per poter aumentare la volumetria del costruito.

Una legge che ha cancellato il concetto di pianificazione territoriale, e ha delegato tutto alla progettualità (privata), che per la città di Bologna, significa un incasso di circa 10 milioni di euro l’anno.

Sabato scorso, dopo vari tentativi di interlocuzione con le istituzioni del quartiere e del comune, i cittadini organizzati in un comitato di quartiere, sono scesi in piazza non solo per “contarsi”, ma anche per informare il quartiere, con un microfono aperto, e raccogliere testimonianze, opinioni, e contributi perché un mostro di cemento si ferma non si ferma a parole, ma con la pratica di costante opposizione e resistenza organizzata.

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