Ieri a Bologna eravamo in tanti – chiamati da Black Lives Matter, dalla famiglia, dall’associazione lavoratori marocchini e da tante altre realtà – a riempire piazza Nettuno per chiedere verità e giustizia per Youns con la comunità marocchina di Bologna e la famiglia. Il lutto della famiglia è anche il nostro, condividiamo il dolore e la rabbia per il suo assassinio.
Lo strazio dei parenti di Youns grida vendetta per un omicidio a sangue freddo che, se non faremo sentire la nostra voce, verrà insabbiato, come ha detto la sorella di Youns “se non ci mobilitiamo per lui ci ammazzeranno ad uno ad uno restando impuniti” perché, è bene ripeterlo, Youns El Boussettaoui è stato assassinato.
Quello di Voghera è un omicidio a sfondo razziale, agito da un fascista che pensava di avere il diritto di girare armato per le nostre città e poter risolvere uno screzio sparando al petto di un uomo, uccidendolo. Un omicidio che arriva dopo poche settimane da quello di Adil, ucciso come Abd El Salam mentre lottava per i suoi diritti.
Youns non è l’unico uomo ucciso da chi si sente padrone e sceriffo, libero di decidere della vita e della morte di altre persone. Prima di lui Soumaila Sacko ucciso barbaramente in Calabria, Emmanuel Chidi Namdi a Fermo, Samb Modou e Diop Mor a Firenze, e ancora Idy Diene e la tentata strage a Macerata.
Tutti questi omicidi hanno chiari colpevoli, persone che pensano di poter uccidere impuniti, che si arrogano il diritto di fare giustizia sommaria, ma hanno anche dei mandanti politici, alcuni palesi e manifesti, altri che, pur avendo creato le condizioni perché questi crimini venissero commessi e questo odio dilagasse, poi, partecipano alle commemorazioni.
Salvini e i fascisti come lui si qualificano da soli, del resto, sia nel caso di Voghera che a Macerata, i killer vengono direttamente dalle fila della Lega, non sorprende allora l’alzata di scudi, l’invocazione della legittima difesa – con una pistola contro un uomo malato, claudicante e disarmato – le provocazioni infami come quella per cui se Youns fosse stato espulso sarebbe ancora vivo.
Ma insieme a Salvini, al governo, oggi, c’è il Partito Democratico, lo stesso partito di Nardella che davanti all’uccisione di un uomo si preoccupava per le fioriere, del sindaco di Macerata, d’accordo con l’allora ministro dell’interno, Minniti, sempre PD, che vietarono la manifestazione contro la strage neofascista.
All’epoca vietavano i cortei antifascisti e antirazzisti e oggi il segretario Letta non trova altre parole per descrivere l’assassinio di Youns se non “un uomo ucciso da una pistola”, come se la pistola non l’avesse impugnata un uomo, un assessore leghista, di quella Lega con cui lo stesso Letta sta al governo.
Il Partito Democratico non è meno responsabile di Salvini e della Lega. Il PD, nel governare quasi ininterrottamente il Paese negli ultimi 15 anni, è colpevole di aver sdoganato i fascisti e rinnegato l’antifascismo; è reo delle politiche di macelleria sociale che hanno creato le condizioni socioeconomiche in cui la barbarie si è potuta sviluppare; è responsabile di aver impoverito intere generazioni scatenando una guerra fra poveri e alimentando l’odio per il diverso attraverso leggi e politiche migratorie restrittive e punitive come i decreti Minniti, un partito razzista tanto quanto la lega quando firma gli accordi criminali con la Libia e, pur avendone la possibilità, non abolisce i decreti Salvini.
La “pistola che ha ucciso Youns”, allora, non la impugnava solo lo sceriffo di Voghera, con il suo capo politico Salvini, ma anche Letta e tutto il partito democratico.
Solidarietà alla famiglia e a tutta la comunità, se toccano uno toccano tutti!
* Candidata sindaco di Bologna e portavoce nazionale di Potere al Popolo
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