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Bologna. Presidio in Prefettura al fianco dei sindacati di base sotto attacco

Stamattina saremo sotto la prefettura a fianco di USB e Si Cobas per manifestare contro il violento attacco di oggi che ha visto diversi sindacalisti arrestati, colpevoli di avere organizzato lotte, scioperi e picchetti nel settore della logistica negli ultimi 7 anni.

Un vero e proprio teorema che vuole criminalizzare i sindacati che non si piegano alle regole concertative, e agli strumenti di lotta dei lavoratori che come cento anni fa rimangono gli scioperi, i presidi, i picchetti.

Un vero e proprio attacco al diritto di sindacalizzazione e di sciopero nel settore in cui l’elevato tasso di sfruttamento ha portato a una maggiore combattività dei lavoratori, spesso migranti, che non trovando nessun aiuto nei sindacati complici hanno da anni incominciato a organizzarsi con i sindacati di base.

Questo succede proprio in Emilia-Romagna, una regione che geograficamente si presta a diventare un enorme hub logistico, e dove le istituzioni sedicenti democratiche, da Bonaccini a Lepore a Clancy, firmano patti per il lavoro (ma con i sindacati che vogliono loro), e propongono carte per la “logistica etica”.

Ed eccola in tutto il suo splendore la loro logistica etica: solo pochi giorni fa Lepore diceva che non si possono vietare gli scioperi nella logistica, ma che il problema si poneva. Ecco la soluzione democratica: non vietare gli scioperi, ma arrestare chi li organizza.

Da mesi denunciamo un pericoloso clima per la democrazia. Abbiamo visto il divieto di manifestare, gli studenti caricati e denunciati, un presidenzialismo de facto di Draghi che proprio in questi giorni cerca un altro salto di qualità in cui non è il parlamento a sfiduciare il governo, ma il contrario.

Per questo domattina saremo al presidio sotto la prefettura, lo stesso luogo dove ci siamo trovati due mesi fa quando un’irruzione dei Carabinieri presso la sede di USB a Roma faceva ritrovare una pistola, sapientemente piantata dentro lo sciacquone di un gabinetto.

Non un passo indietro.

Foto di Patrizia Cortellessa

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