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Roma. La vergogna del Pd, “il privatizzatore”

La gentile iscritta al PD (fra i 26 consiglieri comunali che firmarono contro Ignazio Marino, chi si rivede eh ) che manda gli aggiornamenti regionali oggi condivide un articolo del Corriere della sera (noto anche come “la voce del padrone” ) che invoca la liberazione dal terzo settore da lacci e lacciuoli burocratici perché fiumi di soldi possano passare indisturbati alle associazioni che “assistono”.

Ci spiegano, la gentile piddina e il Corriere della sera, che “non importa che sia il pubblico a somministrare l’assistenza, ma che l’importante sia il fine pubblico”.

Ecco, questo è ciò di cui parliamo quando diciamo che distruggono lo Stato. Questi soldi, che sono fra l’altro un modo di fare pressione elettorale, dovrebbero essere usati per assumere e fornire servizi di qualità, usando i nostri saperi.

Vanno invece – e lo dico da presidente di un’associazione che prende il cinque per mille – spesso a gente di buona volontà che non ha nessuna formazione nella gestione della cosa pubblica e che andrebbe formata, ma dallo Stato.

E persino in sanità finanziano progetti di associazioni che sfuggono in questo modo a qualunque controllo di qualità. Non basta fare le mammografie gratis “a progetto” per essere utili alle donne.

La sanità è molto, molto di più. Non basta aggiungere a fondazioni e ospedali privati religiosi, ricchissimi e pieni di attività a pagamento, un “lato caritatevole”, motivo per cui il Corriere chiede “libertà dalla burocrazia”. Il sostegno alle persone è molto di più.

Noi non vogliamo la carità, vogliamo i diritti. Vogliamo più Stato non meno, nella sanità, nella scuola, nei servizi sociosanitari.

Non vogliamo progetti che si aprono e si chiudono senza nessun effetto duraturo sui destinatari. Questa è stata spesso una delle piaghe del malaffare. Siamo qui per questo.

Per questo mi candido. Perché il pubblico sia pubblico dall’inizio alla fine.

I volontari o i convenzionati che fanno profitto sui cittadini sono un’altra storia e, nonostante le loro buone intenzioni, non possono mai sostituire la competenza del servizio pubblico ben gestito e attento.

Le RSA ne sono state la prova lampante in questa pandemia.

Sta succedendo come con le cooperative, che dovevano essere uno strumento di autorganizzazione dei lavoratori e invece sono mezzi di guadagno per pochi e sfruttamento per molti.

Non sanno neanche di cosa parlano. O lo sanno benissimo ? Vale in Regione, vale nel Comune. Non c’è nessuna differenza.

Questo non siamo. Questo non vogliamo.

* Candidata sindaco di Potere al Popolo!

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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