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Modena. Il consiglio comunale nega una strada da dedicare a Thomas Sankara

Una crisi di identità politica, culturale e soprattutto storica. Cosi potrebbe essere definita la seduta del consiglio di Modena su dedicare un bene pubblico al militare rivoluzionario africano Thomas Sankara.

Una discussione surreale a cui non serve nessun commento se non il pubblicare il comunicato stampa sul dibattito. Non invidio quel povero giornalista che ha dovuto redigere e comunicare il resoconto di quel dibattito. Soprattutto se è a conoscenza di chi si stava palando e delle motivazioni sia del rifiuto da parte della maggioranza ormai imbesuita che delle opposizioni strumentali e disassociate.

Certo non si parlava di prosciutti nè auto da competizione o di modenesità di cui tutti sarebbero stati ampiamente a conoscenza, ma di un argomento che proprio in un momento dove l’immigrazione è all’ordine del giorno avrebbe potuto portare ad elaborazioni un pò più approfondite di quelle da “mensa aziendale” sentite in quell’aula.

Mi fermo qui che è meglio altrimenti rischio di perdere anch’io il lume della ragione come da troppo tempo assistiamo noi cittadini in quell’aula.
Questo il comunicato:
TOPONOMASTICA, “SCEGLIERE NOMI CONNESSI A MODENA”
Il Consiglio ha respinto l’odg di De Maio (Modena Sociale) che chiedeva di dedicare un bene pubblico al militare rivoluzionario africano Thomas Sankara

Per la maggioranza del Consiglio comunale non deve essere intitolato uno spazio o un bene pubblico a Thomas Sankara, rivoluzionario e icona marxista del panafricanismo e presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987, anno del suo assassinio: è stato un militare dalla personalità divisiva, non apprezzata da tutti, e soprattutto simbolo di una storia geopolitica controversa che non appartiene al territorio modenese. Con queste motivazioni il Consiglio comunale di Modena non ha approvato l’ordine del giorno proposto nella seduta di giovedì 23 marzo da Beatrice De Maio (Modena Sociale) che chiedeva, appunto, di dedicare un luogo della città al cosiddetto “Che Guevara africano”, che ancora oggi, a distanza di 36 anni dalla morte, “resta una figura carismatica ed esempio di riscatto e libertà per molti giovani di quel continente”.

L’ordine del giorno è stato bocciato con il voto contrario del Partito democratico; a favore invece, oltre a Modena Sociale, Gruppo indipendente per Modena, Alternativa Popolare, Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia, mentre si sono astenuti Lega Modena, Forza Italia e Sinistra per Modena.

“Quella dell’Africa è una storia estremamente complessa, di cui Sankara è stato certamente protagonista, portando avanti anche delle battaglie giuste”. È quanto condiviso in aula dai gruppi contrari alla mozione, puntualizzando però che “su questa tipologia di toponomastica l’Amministrazione ha fatto una scelta ben precisa: i nomi da custodire nella memoria cittadina devono essere collegati a Modena”.

In particolare, per Federica di Padova e Antonio Carpentieri (Pd) “la questione non è giudicare storicamente la vicenda di Sankara: il punto oggettivo è che la mozione chiede di prendere posizione su un militare andato al potere con un colpo di Stato, in una terra lontana migliaia di chilometri da Modena”. Intervenendo in qualità di presidente della Commissione toponomastica del Comune di Modena, l’assessore Andrea Bosi ha puntualizzato inoltre che “esiste un regolamento, votato dal Consiglio comunale, nel quale si stabilisce che per proporre un’intitolazione basta raccogliere 50 firme: poi è la commissione competente che decide”.

Considerato alfiere della decolonizzazione e tra i massimi esponenti del panafricanismo (movimento che ambisce a realizzare l’unità politica e culturale dell’Africa), l’ordine del giorno puntava a riabilitare “dal dimenticatoio della storia” la figura di Sankara, sottolineando la portata storica e culturale delle sue battaglie. Sostenitore della democratizzazione delle relazioni internazionali e oppositore al concetto di “grandi potenze”, Sankara – specifica il documento – divenne celebre soprattutto per la sua radicale denuncia, in qualità di presidente del Burkina Faso, dei crimini dell’imperialismo, del colonialismo e del neocolonialismo.

De Maio ne ha ricordato, a proposito, l’iconico discorso pronunciato al vertice dell’Organizzazione dell’unità africana (Oua) di Addis Abeba, in Etiopia, in cui annunciava la volontà di non ripagare il debito estero contratto con le potenze occidentali, invitando gli altri governi africani a fare altrettanto. Fu probabilmente questo intervento, ha puntualizzato la consigliera, a determinare il suo assassinio meno di tre mesi dopo, in un colpo di Stato organizzato dell’ex collaboratore Blaise Compaoré, con l’appoggio di Francia, Stati Uniti d’Ameria e militari liberiani.

L’ordine del giorno, dunque, attraverso la richiesta di dedicargli uno spazio o un bene pubblico della città di Modena, evidenziava “la grande attualità” di Sankara e delle sue critiche, soprattutto quelle rivolte al neocapitalismo occidentale che “a fronte di una raggiunta indipendenza formale dei Paesi africani, non smette ancora oggi di esercitare forme di assoggettamento, non solo economico”. Del politico rivoluzionario, De Maio ha infatti ricordato anche la “strenua difesa” dell’indipendenza intellettuale e linguistica delle numerose etnie africane, contro l’avanzare dell’omologazione culturale operata dai Paesi occidentali.

Nel dibattito è intervenuta anche Elisa Rossini (FdI) affermando che “la posizione del Pd mostra l’imbarazzo di prendere certe decisioni, come quella di riconoscere Sankara oppositore del colonialismo francese”.

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1 Commento


  • ANNA

    Certo, fosse stato il presidente di una azienda produttrice di prosciutti, non ci sarebbero stati problemi.In questo paese la vergogna non esiste piu’ a nessun livello

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