La Corte di Appello di Bologna ha condannato SETA, ritenendo illegittime le sanzioni disciplinari inflitte ai propri dipendenti che protestavano contro il comportamento aziendale.
Dalla magistratura arriva la conferma che la dirigenza di SETA attua un comportamento scorretto nei confronti dei propri dipendenti. Un tema che da tempo l’USB pone all’attenzione delle istituzioni cittadine.
La sentenza della Corte di Appello di Bologna (n. 530/2023) riguarda nello specifico quindici autisti del bacino di Modena sospesi ingiustamente dal servizio per cinque giorni: i fatti risalgono al 15 gennaio del 2018 quando, in occasione di uno sciopero aziendale, si erano recati in azienda per chiedere un incontro con la Direzione.
Per il Direttore Generale, all’epoca dei fatti Roberto Badalotti, i lavoratori si erano resi responsabili di disordini, facendo intervenire addirittura la Polizia, trattando dei pacifici lavoratori come delinquenti e punendoli con la sospensione dal lavoro e dalla paga.
Nella sentenza si ribadisce la correttezza del comportamento del sindacato e dei lavoratori che hanno agito nel pieno diritto costituzionale del scioperare e protestare a tutela delle libertà sindacali.
“Esprimiamo profonda soddisfazione per questa sentenza, che non è soltanto una vittoria degli iscritti al nostro sindacato ma di tutti i lavoratori e lavoratrici di SETA che subiscono una gestione dei provvedimenti disciplinari abnorme” scrive l’Usb.
“Come sindacato stiamo continuando ad impugnare, con esito favorevole, decine di provvedimenti disciplinari, cosa che dovrebbe fare capire alla Direzione di SETA che non può continuare a scaricare sul proprio personale le carenze e la disorganizzazione del servizio di trasporto pubblico cittadino”.
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