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Piano casa a Bologna? Partire dal pubblico, per il pubblico

Rispetto alle dichiarazioni apparse sulla stampa da parte del sindaco Lepore sull’imminente presentazione di un nuovo piano casa,  Noi crediamo che sia decisamente ora di cambiare passo.

Il primo passo deve essere una mappatura dello sfitto pubblico e privato, in modo che l’intera città possa valutare le mosse da prendere. Il secondo passo dovrebbe essere valutare l’insufficienza totale dei progetti di “privato sociale” che non a caso vengono continuamente lanciati, a Bologna e in altre città, per poi arenarsi.

In una situazione in cui la bolla della rendita immobiliare permette di fare profitti stellari, il ruolo del pubblico non può essere implorare i proprietari di fare un po’ meno profitto, dev’essere mettere a disposizione la proprietà pubblica negli interessi del pubblico, e usare tutti gli strumenti di regolazione del mercato a disposizione a partire dalle destinazioni d’uso per gli affitti brevi. 

Di seguito il documento completo dell’assemblea di Potere al Popolo Bologna:

Piano casa a Bologna? Partire dal pubblico, per il pubblico.

Se Confindustria arriva a dire che a Bologna c’è un’emergenza casa, neanche la giunta Lepore-Clancy può continuare a nascondere la testa sotto il tappeto. Un anno fa la vicesindaca con delega alla casa sosteneva che non ci fosse una vera emergenza – perché non c’erano gli stessi sfratti del periodo 2009-2011- e aveva come priorità un “piano per l’abitare” fatto da diecimila nuovi alloggi da far costruire praticamente interamente al settore privato, concedendo un metro quadro a prezzo di mercato per ogni metro quadro di “edilizia residenziale sociale” (cioè privato a prezzi lievemente calmierati rispetto al prezzo di mercato).

In una città in cui ormai famiglie con lavori stabili non riescono più a trovare casa, la pentola a pressione è sempre più vicina ad esplodere, e allora anche la giunta ha cominciato a muoversi timidamente istituendo una nuova “Agenzia per l’affitto” interna ad ASP.

Questa agenzia dovrebbe arrivare ad avere a disposizione poco meno di 300 alloggi pubblici (proprietà di ASP e Comune) e dovrebbe andare a offrire una serie di vantaggi ai padroni di casa che aderiscono al canone concordato: oltre ai grandi sconti fiscali di cui godono già i canoni concordati, il pubblico andrebbe a coprire “piccole” spese di manutenzione, ci sarebbero copertura in caso di morosità e copertura delle spese legali per il rilascio.

Al ritorno dopo Ferragosto, il sindaco Lepore ha risposto alle sollecitazioni di Confindustria dicendo di aver pronto un Piano Casa che condividerà con aziende e sindacati. Finalmente si è smesso che di ripetere “non ci sono alloggi”.

Notiamo che le premesse poste prima di Ferragosto sono problematiche: il poco pubblico messo a disposizione si accompagna al consueto finanziamento pubblico di spese che dovrebbero essere private, mentre si cede ancora terreno al campo dei proprietari di casa che chiedono continuamente garanzie di poter sfrattare possibilmente senza dover pagare un euro.

Noi crediamo che sia decisamente ora di cambiare passo. Il primo passo deve essere una mappatura dello sfitto pubblico e privato, in modo che l’intera città possa valutare le mosse da prendere. Il secondo passo dovrebbe essere valutare l’insufficienza totale dei progetti di “privato sociale” che non a caso vengono continuamente lanciati, a Bologna e in altre città, per poi arenarsi.

In una situazione in cui la bolla della rendita immobiliare permette di fare profitti stellari, il ruolo del pubblico non può essere implorare i proprietari di fare un po’ meno profitto, dev’essere mettere a disposizione la proprietà pubblica negli interessi del pubblico, e usare tutti gli strumenti di regolazione del mercato a disposizione a partire dalle destinazioni d’uso per gli affitti brevi. 

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