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Cristina Ugolini: la destra candida Cl in Emilia-Romagna

La settimana scorsa è andato in scena il primo ritratto delle candidature mainstream alle regionali: Michele De Pascale (centrosinistra) e Elena Ugolini (centrodestra) hanno partecipato all’inaugurazione del nuovo campus della Bologna Business School, si sono stretti la mano, si sono scambiati i baci di circostanza e insieme hanno ascoltato la sfilata di interventi, dal rettore dell’Università di Bologna alla ministra Bernini passando per il Cardinal Zuppi, Romano Prodi, il Sindaco Lepore. E non poteva mancare l’elencazione di accordi internazionali con Israele.

Questa prova di armonia tra i due candidati mainstream non è un caso, la destra emiliano-romagnola ha cambiato tattica candidando una “civica moderata”. Una candidatura che fa il paio con quella del PD: un amministratore locale che ha passato la vita a gestire quietamente i rapporti con le lobby del turismo e dell’energia. E che ha trasformato la sua città, Ravenna, in un hub dei trasporti israeliani nell’Adriatico.

La destra presenta Ugolini come una “moderata civica” la cui esperienza principale sarebbe la presidenza dell’Istituto Malpighi. Una maniera carina di dire che è alla guida della principale scuola privata cattolica, particolarmente vicina alla lobby affaristica e conservatrice di Comunione e Liberazione.

E proprio in quota CL la Ugolini è coinvolta dagli anni ’90 in tutti i cambiamenti che hanno devastato la scuola pubblica: consulente per il ministro Berlinguer (governo Prodi), per la ministra Moratti (governo Berlusconi), per il ministro Fioroni (ancora Prodi) direttamente sottosegretaria nel governo Monti e poi ancora consulente per la ministra Giannini (governo Renzi).

Il rapporto tra la destra cattolica e Fratelli d’Italia in regione si sta forgiando da tempo. A giugno 2024, per esempio, il ciellino Dario Franco è stato eletto al comune di Modena nelle liste di Fratelli d’Italia mentre il primo dei non eletti nella circoscrizione Nord-Ovest delle Europee è stato Piergiacomo Sibiano, ciellino antiabortista.

La destra emiliano-romagnola quindi a questo giro ha scelto di non spaventare l’elettorato, come fece nel 2020 con la candidatura di Alessandra Borgonzoni, un’operazione da “elefante nella cristalleria” che per molti versi permise al centrosinistra di cominciare a costruire un “campo largo” ante litteram con l’accoppiata Schlein – Bonaccini.

Una candidatura, quella di Ugolini, talmente rassicurante che il massimo di polemica finora è stata l’organizzazione, poi saltata, di un primo confronto in pubblico da parte di Legacoop – datrice di lavoro del candidato PD. Il primo confronto sarà invece alla festa di Open a Parma il 22 settembre.

Da questo confronto è stato per ora escluso l’unico candidato al di fuori dei due candidati mainstream: Federico Serra, candidato dalla lista Emilia-Romagna per la Pace, l’Ambiente e il Lavoro sostenuta da Potere al Popolo, PCI e PRC.

La candidatura del trentatreenne attivista sindacale di USB è l’unica alternativa in una competizione elettorale che il “campo largo” e la destra vorrebbero far passare in maniera indolore tornando a spartirsi gli affari dal giorno dopo le elezioni

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