Domani mercoledì 13 novembre alle ore 16:00 si terrà un presidio sotto l’Ambasciata boliviana a Roma contro il colpo di Stato in corso in Bolivia.
Sono giorni drammatici per la democrazia del paese, colpito da tre settimane di dure proteste innescate dall’oligarchia e da parti della società civile a seguito dell’ennesima sconfitta alle elezioni generali dello scorso 20 ottobre.
Il Movimento per il socialismo di Evo Morales si era imposto con più di 10 punti percentuali di vantaggio sul più immediato inseguitore, risultato schiacciante che però non ha impedito l’escalation di violenza per le strade delle maggiori città boliviane.
L’aggravarsi della situazione si è manifestata con l’ammutinamento delle forze di polizia e la presa di posizione golpista dei vertici dell’esercito, che nella giornata di domenica hanno portato prima alla richiesta di nuove elezioni, poi alla rinuncia alla ricandidatura di Morales e agli incarichi politici per tutti i massimi esponenti del Mas, presi di mira anche da violenze e minacce ai familiari.
La ferocia dell’imperialismo si prepara dunque a scrivere l’ennesima pagina buia in America latina, proprio mentre in Cile e in Ecuador la popolazione scende numerosa e combattiva in strada per dimostrare la totale estraneità dei regimi liberisti ai desideri delle fasce più deboli della società.
Prima era stata la volta (l’ennesima) del Venezuela, dove però i desideri economici delle multinazionali e quelli geo-politici dei governi yankee hanno sempre trovato un popolo pronto a tutto pur di difendere le conquiste del processo bolivariano, e un’amministrazione in grado di tenere botta di fronte ai vari tentativi di rovesciare il governo Maduro.
Ma è tutta la Regione che vive una fase di sfiducia nei regimi anti-popolari, dove accanto alle proteste in strada troviamo la sonante sconfitta di Macri dopo solo quattro anni in Argentina, il ballottaggio di fine mese in Uruguay dove il Fronte amplio dovrà confermare il vantaggio registrato nel primo turno e una Cuba che, a dispetto di più di mezzo di secolo di bloqueo economico, non rinuncia alla via del socialismo nella ridefinizione della nuova Carta costituzionale.
In questo quadro, in un «cortile di casa» sempre più decisivo per gli Stati uniti in “crisi” di egemonia nel resto del pianeta, torna a fare la voce grossa la destabilizzazione di quelle esperienze di democrazia socialista e di redistribuzione delle ricchezze che mal si sposano con la dittatura dei mercati tanto amata a nord del Rio Bravo.
Mentre scriviamo, dalla Bolivia giungono notizie che gli i nativi indigeni hanno chiamato alla presa delle strade per impedire il golpe militare e restaurare così il processo di emancipazione umana e giustizia sociale iniziato 13 anni fa nel 2006 con il primo governo Morales.
È in sostegno di queste esperienze di lotta e di costruzione di alternative di lotta credibili ed efficaci che organizzazioni e forze politiche, associazioni, sindacati conflittuali, collettivi, singoli, ecc. si danno appuntamento di fronte all’ambasciata della Bolivia, per mostrare vicinanza a quei popoli che decidono di resistere nelle ore più dure della loro storia.
Al tradimento delle forze armate nei confronti della popolazione, se viene nascosto dai maggiori organi di informazione nazionale e internazionale, risponde la solidarietà internazionalista e la voce delle strade, a cui questo giornale si aggiunge firmando l’appello, che di seguito vi riportiamo con i firmatari al momento dell’uscita del pezzo, che chiama alla giornata mobilitazione di domani.
Ripetiamo l’appuntamento: presidio domani mercoledì 13 novembre, alle ore 16:00 in via Civitavecchia, 1 – Roma.
*****
In Bolivia si sta consumando l’ennesimo colpo di Stato manu militari del continente. Con la rivolta della polizia e il tradimento dei militari ai danni del governo democraticamente eletto pochi giorni orsono, in America latina si vuole ancora una volta annullare il mandato popolare per un miglioramento delle condizioni di vita generali.
I governi Morales che si sono succeduti a partire dal 2006 hanno avuto un enorme impatto sul benessere delle classi meno abbienti del paese, promuovendo una crescita sostenibile e ridistribuendo in maniera più equa le risorse fra tutte le fasce della popolazione.
Per la prima volta nella storia dall’invasione spagnola, le comunità indigene hanno trovato dignità e rappresentanza anche nelle istituzioni governative, producendo un corto circuito nella volontà di potere di quella “borghesia bianca” che si era arricchita con lo sfruttamento delle ingenti risorse naturali, nonché di quelle umane, sottratte al loro controllo con le vittorie elettorali del Movimento per il socialismo.
Ma è proprio al ripristino di questa volontà che mira l’infedeltà mostrata da settori dell’esercito nei confronti del popolo boliviano, messo sotto durissimo attacco da quelle proteste che da tre settimane a questa parte sfociano in aperta violenza proprio nelle zone dove la propaganda yankee trova maggiore appoggio.
Il golpe in scena in Bolivia è solo l’ultimo atto di una strategia nordamericana, in rappresentanza degli interessi delle grandi multinazionali, che punta alla destabilizzazione delle esperienze che nella Regione si pongono in aperto conflitto con i voleri dei mercati di profitto a tutti i costi, come i casi del Venezuela, del’Ecuador, dell’Argentina o della repressione cilena in atto in questi giorni, insegnano.
Di fronte a tutto ciò, chiamiamo alla mobilitazione tutte le forze progressiste e democratiche, le organizzazioni politiche, i collettivi, i sindacati conflittuali, i singoli o chiunque riconosca l’importanza del sostegno e della solidarietà internazionalista al popolo boliviano e al suo rappresentante scelto Evo Morales in questi momenti di dura lotta.
Per combattere l’imperialismo, è necessario difendere gli elementi di democrazia socialista in tutti i paesi progressisti dell’America latina e consentire così il rafforzamento del controllo del potere da parte del popolo.
Per questo, è indetto un presidio sotto l’ambasciata boliviana a Roma per il prossimo mercoledì 13 novembre, alle ore 16:00 in via Civitavecchia 1.
Primi firmatari:
Usb – Unione Sindacale di Base
Rete dei Comunisti
Osa – Opposizione Studentesca d’Alternativa
Noi Restiamo
Magazzini Popolari Casal Bertone
Partito Comunista Italiano
Potere al Popolo!
Federazione Giovanile Comunista Italiana
Contropiano
Coniare Rivolta
Associazione e rivista NUESTRA America
Capitolo italiano della Rete di intellettuali in difesa dell’umanità
Circolo di Roma dell’Associazione Italia Cuba
Partito della Rifondazione Comunista
Patria Socialista
Casa del popolo Giuseppe Tanas
Comitato Palestina nel Cuore
Comunità palestinese di Roma e del Lazio
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa