Menu

Roma. Governare da irresponsabili, tanto la colpa è dei cittadini

Le buche della città di Roma sono nefaste, un problema impossibile da risolvere, ma che con impegno può essere tenuto sotto controllo: investendo risorse per tapparle. Un metodo semplice, ma anche efficace in misura direttamente proporzionale alle risorse investite.

Dopo un paio di millenni il sistema è stato cambiato: dato che tappare le buche costa troppo, si obbligano i romani ad andare più piano così da ridurre il rischio di incidenti. Per questo, da qualche anno nelle strade della capitale (anche su quelle a scorrimento veloce) il limite di velocità è stato fissato a 30km/h.

Soprattutto in una città grande come Roma è impensabile rispettare un limite del genere; il Comune è perfettamente cosciente che la regola è inapplicabile.

L’Amministrazione sa di non essere in grado di ottemperare ai propri doveri e ha trovato un modo per deresponsabilizzarsi: affrontare il problema mettendo una regola impossibile da rispettare e quando qualcosa inevitabilmente andrà storto, la colpa sarà solo del cittadino che non ha rispettato la regola.

A Roma se un veicolo finisce con una ruota dentro una buca e succede un incidente, la colpa non è del Comune che non tappa le buche, ma del cittadino che non rispetta il limite di 30km/h.

Oltretutto, qualora un veicolo (specialmente se a due ruote) va piano, rispettando il limite di 30km/h, non sarà comunque sicuro: magari non prenderà una buca, ma correrà il rischio di venire travolto da chi non rispetta il limite. Quindi se uno provasse a stare nella regola potrebbe essere invesitto da coloro che non la rispettano (nel traffico i differenziali di velocità sono una delle prime cause di incidenti).

Ai romani è negato il diritto alla sicurezza sulle strade e quello alla mobilità: “tecnicamente” è tutto perfettamente “legale”, ma politicamente è inaccettabile.

Il peggior approccio burocratico è quello di affrontare i problemi “lavandosene le mani”, scaricandoli su qualcun altro, che di norma (magari attraverso alcuni passaggi, perché la deresponsabilizzazione – o “scaricabarile”, è un metodo contagioso) è il cittadino.

Il metodo per le buche di Roma ora è stato copiato dal Governo e da quasi tutte le amministrazioni locali italiane per far fronte all’emergenza Coronavirus: vengono inventate regole impossibili da rispettare.

In questo modo, se dovesse esserci un ritorno del contagio, la colpa non dovrà essere attribuita a chi non ha chiuso le fabbriche nell’epicentro dell’epidemia, ma ai lavoratori che sono andati in quelle fabbriche non rispettando le nuove norme sui trasporti pubblici.

Quello dei mezzi pubblici infatti è il caso più eclatante. Verrà ridotto il numero di persone che potrà salire su ogni vettura, ma nella maggioranza dei casi non verrà aumentato il numero di corse (servirebbe più mezzi e il doppio del personale). Quindi il servizio diventerà insufficiente a soddisfare i bisogni e soprattutto i lavoratori saranno costretti ad infrangere la regola del distanziamento a bordo.

L’alternativa è non andare a lavorare o accumulare ritardi che diventano facilmente motivo di licenziamento.

A Roma chi rispetta il limite di velocità corre il rischio di essere travolto da chi non lo rispetta, sugli autobus succederà qualcosa di analogo: se una persona non salirà su un autobus in quanto si è già raggiunta la capienza massima, non è detto che su quello dopo troverà posto. Potrebbe dunque non arrivare mai al lavoro.

Quindi il cittadino è costretto ad infrangere la regola se vuole esercitare il diritto alla mobilità e salvaguardare la propria occupazione.

Discorso analogo al trasporto pubblico riguarda anche i luoghi e le modalità di lavoro, gli acquisti, l’uso degli spazi pubblici e dei beni comuni, ecc.

Rispetto alla logica del “capro espiatorio” c’è però un’evidente avanzamento: non più qualcuno da criminalizzare, bensì deresponsabilizzare chi governa. Obbligando i cittadini ad infrangere regole impossibili e ad assumersi un onere collettivo di tutto ciò che potrebbe conseguirne.

Una bellissima canzone recita “Ti chiedono la vita ma non è mai finita, non devi rallentare, devi collaborare, se questa barca affonda è colpa di chi rema“. Sintetica ed efficace descrizione della “normalità” a cui non si deve tornare.

Il Governo e le amministrazioni locali si facciano carico dei propri doveri per poter garantire i diritti dei cittadini. “Lavarsene le mani” è una soluzione per il loro tornaconto, ma non per la società.

Non bisogna consentire a chi governa di poter scaricare le proprie responsabilità sul cittadino.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *