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Roma, Casal Bruciato è già in piazza, dove sono i sussidi promessi?

Decine di persone hanno dato vita nel pomeriggio di ieri, sabato 9, a un’azione dimostrativa in piazza Balsamo Crivelli, a Casal Bruciato. Un’azione tanto arrabbiata quanto rispettosa di tutte le norme di sicurezza necessarie a garantire la sicurezza di ogni abitante e “congiunto”, a dispetto della colpevolizzazione individuale inscenata dal governo per offuscare le proprie responsabilità in questa crisi.

Gli abitanti della storica borgata romana pretendono una risposta rapida a tutte le promesse messe in campo dalle amministrazioni a tutti i livelli, e che però fino a oggi non hanno avuto riscontro nella realtà.

Buoni spesa per le famiglie in difficoltà, cassa integrazione per i lavoratori lasciati temporaneamente a casa, bonus per gli autonomi che hanno visto precipitare il loro reddito. Niente di tutto questo ha seguito l’iter sbandierato dai palazzi istituzionali, l’erogazione prosegue e rilento e a macchia di leopardo, col risultato che i soldi non ci sono.

Ma siamo quasi a metà maggio, più di due mesi dopo l’estensione della zona rossa su tutto il territorio nazionale (4 marzo), e per chi già aveva difficoltà economiche all’inizio della pandemia, ora la situazione è critica, e la pazienza è finita.

«[L’azione] vuole essere un segnale forte per le amministrazioni che ci stanno abbandonando, dal Municipio al Comune al Governo, lasciandoci letteralmente nella fame. La pazienza è finita. Questa crisi non dipende da noi, vogliamo ciò che ci spetta, subito».

Così si legge sulla pagina facebook del Comitato popolare Casal Bruciato, organizzatore e animatore della protesta, nonché di numerose attività sul quartiere, sempre volte a dar voce a chi troppo spesso viene dimenticato dalla politica, tornate elettorali a parte.

«Questa crisi non dipende da noi e va ad aggravare una condizione economica e sociale delle periferie già precaria prima della pandemia. Che le amministrazioni facciano il loro lavoro e che lo facciano in fretta, gli abitanti dei nostri quartieri non sono più disposti ad aspettare».

Questo il rilancio invece della Rete popolare Tiburtina, composta da varie realtà territoriali sul quadrante tiburtino, da Casal Bertone a San Basilio, proprio per connettere le questioni e le lotte – come accaduto nella protesta di martedì 5 al IV municipio a causa del mancato arrivo, indovinate un po’, dei buoni spesa che nelle periferie della città, troppo spesso, accomunano chi non fa parte di quel “centro-vetrina” oramai appannaggio solo dei turisti.

In supporto, presenti anche i ragazzi e le ragazze della Brigata studentesca di Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa), studenti delle scuole superiopri di Roma che hanno scelto di mettersi al servizio delle lotte popolari che serpeggiano nelle borgate della capitale.

Le responsabilità delle varie amministrazioni di tutti i colori che si sono alternate al governo del municipio, comune, regione e governo (è davvero una carrellata di tutti i partiti presenti nell’alveo parlamentare odierno, nessuno escluso), emergono più forti che mai nell’acuirsi della crisi economica in cui la pandemia ha costretto tutto il paese, e in particolar modo i quartieri come Casal Bruciato.

I sorrisi e le belle parole lanciate dalla televisione non bastano a risolvere i problemi, servono subito i sussidi promessi e poi l’allargamento sia della platea dei beneficiari, sia l’ampliamento dei fondi messi a disposizione.

«Danno tanti soldi alle imprese private, perché invece di finanziarie sempre i soliti noti non aiutano quelli come noi che hanno più bisogno?», afferma un abitante del quartiere.

«Sia chiaro che non stiamo chiedendo l’elemosina, ma solo quello che ci spetta, e lo vogliamo subito!», rincarano dalla piazza.

La crisi è profonda e sarà probabilmente lunga, le amministrazione non son state in grado fino a ora di gestire in maniera adeguata una condizione come questa, e allora in tutti i Casal Bruciato di Roma e d’Italia la sensazione è che siamo solo all’inizio del montare della protesta.

Per adesso, la domanda che rimane inevasa è sempre la stessa: «dove sono i sussidi?».

Di seguito, alcuni scatti della giornata.

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