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Roma. A che gioco stiamo giocando?

La Giunta a cinque stelle del Municipio V mette a bando un immobile pubblico ai sensi della delibera n. 26 del 1995 dopo che la Giunta Raggi ha posto sotto sfratto centinaia di associazioni ritenendo che l’abbattimento del canone previsto dalla menzionata delibera fosse pregiudizievole per l’amministrazione pubblica.

Andiamo per gradi.

Sono ormai trascorsi quattro anni da quando si è insediata la Giunta a 5 stelle.

In questi anni il Governo cittadino si è caratterizzato per un feroce accanimento nei confronti di tutte le realtà sociali che, attraverso l’utilizzo del patrimonio pubblico, hanno offerto servizi ai romani.

La ferocia si è manifestata attraverso l’invio di lettere di diffida contenenti intimazioni di pagamento anche per importi milionari: questo è il caso del C.S.O.A. AURO E MARCO, al quale venivano chiesti 6.000.000,00 di euro (sei milioni) per il pagamento di un canone relativo ad un immobile che poi si è scoperto non essere censito neanche al catasto fabbricati.

Ovviamente questo si è trasformato in una sconfitta in giudizio per l’amministrazione capitolina che ha anche dovuto pagare le spese del processo.

Ma la giunta delle stelle, probabilmente il luogo da cui è stata calata, non si è fermata qui: ha inoltrato a tutte le associazioni una lettera di riacquisizione in autotutela, il che tradotto in soldoni vuol dire che ha posto sotto sfratto tutte le associazioni che utilizzano il patrimonio comunale.

Le motivazioni addotte dall’amministrazione, ormai da quattro anni or sono, riguardano il fatto che, in applicazione della delibera 140/2015, è necessario riacquisire tutti gli immobili, in attesa che venga emanato un regolamento che disciplini la futura assegnazione.

Quindi, la famosa giunta delle stelle ha riacquisito gli immobili per poi lasciarli vuoti, in attesa del famoso regolamento.

A parte l’illogicità di riacquisire un immobile per lasciarlo vuoto e la sua contrarietà ai più elementari principi di diritto, l’amministrazione in questione oggi ha rinnegato tutto quanto fatto sino ad oggi in relazione alla gestione del patrimonio.

Abbiamo scoperto, infatti, un bando (D.D.974 del 16.4.2020) che ha ad oggetto l’assegnazione del locale sito in via Prenestina 286a-286b per lo svolgimento di progetti per attività sociali e culturali.

Udite udite, questo bando è emanato ai sensi della delibera n. 26 del 1995 e prevede la riduzione del canone in misura dell’80%.

Non vi è più alcun riferimento alla natura disponibile o indisponibile del bene che viene genericamente definito bene comune.

Ci siamo sempre battuti affinché venisse riconosciuto il valore sociale dei nostri spazi prescindendo dalla natura catastale, e siamo stati “in guardia” rispetto all’utilizzo improprio del termine bene comune, così come presente nella deliberazione n. 140 del 2015.

Di fatto, la delibera in questione varata della giunta a guida del Partito Democratico parla chiaramente di vendita del patrimonio indisponibile, anche se celata dietro belle parole quali “bene comune”; in pratica la “giunta delle stelle” ha messo in atto quella delibera nel peggiore dei modi.

Continueremo a batterci per rivendicare il nostro utilizzo degli spazi pubblici, a prescindere dalla classificazione catastale.

Non permetteremo ulteriori vendite del patrimonio pubblico e percorreremo tutte le strade possibili per difendere il nostro diritto e per porre di fronte alle proprie responsabilità chi vuole negarcelo.

#delibera140 #benecomune

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