Oggi a San Basilio i lavoratori e le lavoratrici, gli abitanti delle periferie, gli invisibili hanno ripreso parola. Non c’è più tempo. Non si può più aspettare. Dopo la piazza di Casal Bruciato di sabato scorso, in cui decine di abitanti avevano protestato per i ritardi dei buoni spesa e della cassa integrazione, oggi è toccato a San Basilio.
In una conferenza stampa in piazza organizzata dalla Rete popolare Tiburtina e dal Comitato popolare di San Basilio, hanno preso parola attivisti della solidarietà dal basso insieme ad alcuni abitanti del quartiere, giovani mamme, lavoratori, persone che si sono trovate all’improvviso senza alcun sostegno al reddito. Il messaggio è semplice: i costi della crisi economica dovuta all’emergenza Coronavirus non li possono pagare i lavoratori e le lavoratrici.
Siamo stati e saremo fino alla fine responsabili, rispetteremo tutte le misure sanitarie e di sicurezza, ma morire di fame non è meglio che morire di COVID. Per questo non possiamo più essere invisibili. Non è giusto che chi si alza tutte le mattine per andare a lavorare veda calpestati i propri diritti.
Non possiamo vivere di pacchi alimentari e la solidarietà popolare non può bastare. Ci vuole subito un intervento pubblico che redistribuisca la ricchezza. Non è accettabile che, ancora una volta, anche in questa fase di emergenza, siano in pochi ad arricchirsi e in tanti a impoverirsi. I diritti dei piccoli commercianti di quartiere, di chi lavora nei campi, dei lavoratori e delle lavoratrici, la giustizia sociale nelle periferie, queste devono essere oggi le priorità per il governo e per la ripartenza del paese.
Le persone che lavorano nei supermercati, nelle fabbriche, negli ospedali, nei campi, nelle mense delle scuole, nei settori delle pulizie: questa è la parte essenziale del paese, senza la quale non saremmo potuti andare avanti ieri e non potremo andare avanti domani. Per questo, meritiamo rispetto e dobbiamo avere il diritto di parola nelle decisioni sul nostro futuro.
Le foto sono di Patrizia Cortellessa
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