Il servizio andato in onda a Piazza Pulita rappresenta ancora una volta una narrazione incompleta della realtà di San Basilio. La cosa non ci stupisce; siamo oramai abituati a questo approccio classista sulle periferie, alla ricerca della spettacolarizzazione del disagio e dell’illegalità.
Il caso di Brumotti (qui il bellissimo comunicato di Quarticciolo Ribelle: https://cutt.ly/iv1CTaO) è solamente la punta dell’iceberg. Questo fenomeno, però, sta assumendo risvolti veramente inquietanti a San Basilio, spinto anche dalle uscite e dall’approccio rispetto al quartiere di Federica Angeli, la nuova delegata alle periferie. Non è un caso, infatti, che sia stata scelta proprio una giornalista che si occupava di criminalità organizzata. È l’approccio securitario e repressivo che piace tanto rispetto ai quartieri popolari, ma guarda caso scompare con i grandi evasori e la mafia in giacca e cravatta.
L’ultimo servizio di Piazza Pulita ci tocca da vicino: viene coinvolta anche la storia di Fabrizio, che oramai da più di un anno è impegnato quotidianamente nella riqualificazione dal basso del quartiere. La sua storia – questo ci fa piacere- apre il servizio, ma ancora una volta vengono tagliate tutte le parti del servizio in cui non ci si limita a raccontare il disagio sociale e l’abbandono, ma si indicano i responsabili e le soluzioni concrete. Per esempio, non entrano nel montaggio finale le sue denunce sull’abbandono delle case popolari Ater, con situazioni di estremo disagio abitativo che rappresentano un grave pericolo per gli inquilini. Viene ripreso solamente il suo racconto emotivo del passato da tossicodipendente. Alla fine, Fabrizio esce fuori come un “tossico che ne è uscito”; la dimensione collettiva, sociale e di quartiere del suo riscatto resta invece invisibile. Non viene nemmeno detto che Fabrizio oggi fa parte del Teatro San Basilio, una realtà nata dal Centro popolare San Basilio e che con noi partecipa ad attività sociali e culturali.
Nel montaggio poi viene “messa in mezzo” anche Fiorella, presa in un momento di foga e di rabbia, dopo che era stata insultata da Federica Angeli, che le aveva appena voltato le spalle dicendole “mi fai senso” (questo non esce nel servizio). Non è certo questo un modo serio di “dare parola” a un’abitante del quartiere, una mamma e una lavoratrice che tutte le mattine si alza alle 5 per andare a fare le pulizie e che – se le venisse dato spazio- avrebbe sicuramente molto da “insegnare” ai tanti che si riempiono la bocca con la parola “periferie”. Fiorella merita rispetto, non di essere strumentalizzata per lo show del disagio.
Il punto, però, è che quando si tratta di “pali” e “vedette”, le televisioni sono pronte a puntare le telecamere su giovani di venti anni. Mentre quando si tratta di individuare i responsabili di decenni di abbandono e disagio, allora tutto resta vago e generico. Secondo noi, giornalismo vorrebbe dire fare nome e cognomi di chi ha speculato a Roma. Se ci invitate in trasmissione, noi siamo pronti a farveli e vi diciamo pure qualche soluzione concreta. Invece, a parlare di come risolvere i problemi di San Basilio devono essere sempre persone che qui “non si sono mai sporcate le mani”. Chi abita, vive e opera nel territorio da anni viene sempre sminuito a comparsa “strappa lacrime”.
Una visione classista, suggellata ovviamente dalla scelta di chiamare in studio Federica Angeli e Carlo Calenda, il pariolino rampante pronto a correre per il Campidoglio. Curiosamente, a Fabrizio è stato invece risposto che non c’era spazio per la presenza di studio. Così come non c’è mai spazio per qualcuno di Asia San Basilio, sindacato degli inquilini popolari che conta più di tremila iscritti alla sede di San Basilio.
Dietro questo tipo di servizi vediamo quindi solamente tanta ipocrisia, moralismo e superficialità. Il tutto condito da un classismo che vorrebbe farci credere che i problemi della città si risolvono con retate e manette ai polsi di giovani ragazzi. Indignarsi un po’, creare scandalo, colpire le ultime ruote del carro e poi girarsi dall’altra parte quando si tratta di andare veramente alla causa dei problemi, questo è il loro stile. Intanto, se nasci a San Basilio o a Tor Bella Monaca continui ad avere un quarto delle possibilità di laurearti e trovare lavori rispetto a uno che nasce ai Parioli. Ma forse pure questo si risolve con gli show e le passerelle…
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