In una intervista pubblicata da Il manifesto, Paolo Berdini – candidato sindaco per Roma con una lista sostenuta da Rifondazione, Pci, ecc – conferma l’ambiguità politica che è stata tra i motivi per cui Potere al Popolo ha scelto di mettere in campo Lisa Canitano come candidata sindaca per una alternativa seria su Roma.
Alla scontata domanda se la sua candidatura non “aiuti le destre” nella corsa al Campidoglio, Berdini risponde testualmente che: “C’è il doppio turno. Ci sarà il tempo per ragionare e per ottenere quei segnali di apertura politica che a oggi non son mai venuti. Il Pd viaggia al massimo attorno a un consenso del 20%, avrebbe bisogno come l’aria di nuove forze”.
Sembra questione di dettaglio, ma non lo è stata sin dall’inizio del confronto e del percorso che ha portato ad avere candidature e coalizioni diverse nella campagna elettorale per il Comune di Roma.
In più occasioni Potere al Popolo aveva chiarito, allo stesso Berdini e alle forze politiche che lo sosterranno, che il perimetro di una alternativa politica e popolare per Roma dovesse escludere sin da ora ogni ripensamento verso il Pd all’eventuale ballottaggio (destra, Pd e lista Raggi vengono dati non troppo distanti tra loro, nei sondaggi).
Le risposte, nei mesi trascorsi, erano state sempre elusive ma nel complesso corrispondenti a quanto dichiarato ora nell’intervista a Il manifesto.
Quello che è oggi indispensabile, per un’alternativa credibile, è qualcosa di più dal semplice sottrarsi dall’eterno ricatto del “voto utile”. Serve un giudizio di merito sulle responsabilità del Pd nell’intreccio tra affarismo privato e terzo settore a Roma, nello smantellamento del welfare e della Città Pubblica.
Si tratta di un intreccio economico, politico e morale micidiale (un “trama” direbbe Manuel Monereo), che ha penalizzato pesantemente il senso stesso di un governo della città all’insegna del bene comune, della priorità del pubblico sugli appetiti privati e degli interessi popolari. E che ha segnato l’estraneità di questa sedicente “sinistra” rispetto a chi vive nelle periferie. Come peraltro dimostrato ormai ad ogni elezione (il Pd come “sinistra Ztl”).
Sono lì a ricordarcelo le truffe a migliaia di famiglie nei Piani di Zona sulle aree ex 167 a “interesse pubblico”; la voragine dei mutui pagati dal Comune per i Punti Verdi Qualità; lo spolpamento delle aziende municipalizzate dei rifiuti e dei trasporti attraverso gli appalti, i superstipendi ai dirigenti e le privatizzazioni di interi comparti; le esternalizzazioni dei servizi sociali comunali a cooperative e discutibili associazioni del “terzo settore”.
Dentro questo intreccio negli anni hanno prosperato e vogliono continuare a farlo, affaristi, amministratori e personalità “rampanti”, di destra e di “sinistra”.
Il permanere e il persistere dell’ambiguità su questo terreno è da tempo parte del problema e non della soluzione. Se si ha in mente una vera alternativa per Roma rompere con queste ambiguità è un passaggio necessario.
Altrimenti, com’è dimostrato dalla scomparsa della “sinistra” anche sul piano elettorale, non si può avere e ricostruire nessuna credibilità agli occhi delle classi popolari. Né a Roma, né altrove.
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Roberto Marcelli
Da quanto leggo non c’è apertura al PD anzi mi pare l’incontro, ma come al solito Potere al Popolo fa il più uno.
Redazione Contropiano
Ci sembra che quanto detto nell’intervista di Berdinini sia chiaro, è scritto, per cui ognuno tragga le sue conclusioni. Consolarsi accollando questa evidente contraddizione sul piano politico a Potere al Popolo è decisamente disarmante.