Martedì 14 settembre, lavoratrici e lavoratori impiegati nei servizi in appalto dell’Università Roma Tre servizi essenziali, ma esternalizzati – si sono dati appuntamento davanti alla sede dell’Ateneo romano per chiedere la sospensione in autotutela del nuovo bando di appalto per la gestione dei “Servizi integrati di gestione del patrimonio immobiliare” dell’ente per il periodo 2021/2027.
Il bando riguarda 148 lavoratrici e lavoratori tra portierato, manutenzione (del verde, arredi, immobili) e servizi ausiliari.
Bisogna fare subito una precisazione: agli addetti al servizio di portineria e prima accoglienza, da 25 anni viene applicato il CCNL delle cooperative sociali.
Di questi, circa il 60% appartiene infatti a categorie definite “svantaggiate” e di difficile inserimento lavorativo (nonostante le varie leggi di tutela), come disabili, ex detenuti/e e detenuti/e.
Negli anni, i lavoratori e le lavoratrici, oltre a riuscire a mantenere questo CCNL, sono riusciti a farsi riconoscere anche i buoni pasto e la quattordicesima.
Stiamo parlando di personale cosciente dei propri diritti e pronto a lottare per ciò che le spetta. Dal punto di vista padronale però, soprattutto di questi tempi, sono diventati scomodi.
Ma cosa prevede questo nuovo bando e perché si sta chiedendo la sospensione?
Dal gennaio 2020 la dirigenza dell’università ha iniziato a parlare di tagli al personale per ottenere un risparmio di 2 milioni di euro, giustificandoli con nuovi investimenti in tecnologie.
Ovviamente chi dovrebbero essere i soggetti interessati? I servizi esternalizzati. In particolare, proprio i portieri e, “ipotizziamo” noi, proprio quelli appartenenti a quel 60%.
Con questa riduzione dei costi, facendo un rapido conto, sarebbero a rischio all’incirca 18 posti di lavoro e purtroppo, mantenendo questo modo di operare molto più aziendale che sociale, puntato al massimo profitto con il massimo risparmio, è presto detto chi “è d’intralcio” e deve essere lasciato indietro.
A seguito della proclamazione dello stato di agitazione e del presidio al Rettorato (indetto dal Coordinamento CGIL Roma Tre, proprio a causa di queste “voci”), la dirigenza dell’Ateneo il 29 aprile scorso si era impegnata ad aprire un confronto con le rappresentanze sindacali in materia di appalti sui servizi. Per poi però rimangiarsi tutto il 29 luglio pubblicando il nuovo bando.
Dalla lettura sono emerse chiaramente alcune criticità, prima fra tutte la subordinazione dell’applicazione della clausola sociale (che garantirebbe gli attuali livelli occupazionali e condizioni contrattuali e trattamenti economici comprensivi di quelli derivanti dagli accordi di secondo livello), alla compatibilità con l’organizzazione dell’impresa aggiudicataria, alla libertà di impresa e concorrenza, come, d’altronde, prevedono le linee guida dell’ANAC.
Nessun obbligo, dunque, per l’azienda di riassumere tutto il personale utilizzato fino ad oggi, ma nemmeno che vengano applicate le medesime condizioni.
Un altro campanello d’allarme è, poi, il definire il servizio di portineria e prima accoglienza oggetto dell’appalto – che ricordiamo è il medesimo da 25 anni – sostanzialmente differente e inserendo l’aggettivo “fiduciario”.
Andando però a fare un confronto tra il vecchio bando e quello nuovo, nella parte riguardante le mansioni in capo agli addetti al servizio di portineria e prima accoglienza, possiamo notare quanto siano sostanzialmente identiche. Cosa ci sarebbe, dunque, di così differente?
Forse la ditta a cui voler affidare l’appalto e il CCNL da applicare? Sono ovviamente solo ipotesi.
Per oltre 20 anni sono state delle cooperative sociali a gestire l’appalto universitario. Da 2 anni però nell’appalto è entrato un vero e proprio colosso del settore, infatti il Consorzio CNS attuale appaltatore ha affidato alla Coopservice soc. coop. p.a. la gestione dei servizi di portineria e prima accoglienza.
La Coopservice, cooperativa per azioni, nota sin dalla fine dei 2000 per diversi scandali legati ad appalti pubblici (Sant’Orsola a Bologna, Ospedale di Cosenza, Asl Marche) è un’azienda di 19.000 dipendenti si occupa di outsourcing in settori che vanno dalla security, alle pulizie, al portierato appunto e la cui “mission” è produrre dividendi economici e non certamente sociali.
Oltre al suddetto bando, con l’Università Roma Tre, Coopservice ha di recente ottenuto la gestione di una sede universitaria del nuovo polo universitario ad Ostia e ai lavoratori impiegati ha applicato il CCNL dei servizi fiduciari con salari sotto il livello di povertà e senza alcun tipo di tutela o diritto accessorio.
Il sospetto è che a scrivere il bando sia stata proprio la Coopservice e che, come al solito, a pagare i tagli e le spese delle aziende non siano i manager – l’amministratore di Roma Tre che ha proposto i tagli al personale guadagna 220.000 euro – ma siano lavoratrici e lavoratori.
Lunedì c’è stata l’apertura delle buste, ma evidentemente, come troppo spesso accade, i lavoratori e le lavoratrici sono gli ultimi a venire a conoscenza di ciò che li riguarda.
La lotta, quindi, continua e noi ci saremo, dando tutto il supporto necessario!
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