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Roma. L’insurrezione di Centocelle ricordata dai giovani

Le strade coi nomi dei fiori: via dei Gelsi, via dei Gerani, piazza delle Gardenie, piazza dei Mirti, via dei Ciclamini, via delle Rose. Questa simpatica caratteristica di Centocelle – quartiere della periferia romana che si estende su un’area di oltre 3 km quadrati con quasi 60 mila abitanti, un rettangolo perfetto tra via Prenestina, viale Palmiro Togliatti, via Casilina e via Tor de’ Schiavi – rischia di far distogliere l’attenzione dalla sua storia gloriosa, dai problemi spesso drammatici del presente ed anche dalle prospettive di un futuro migliore che i giovani della zona vorrebbero costruire.

A saldare, nel presente, il passato antifascista di Centocelle e il sogno di un domani fatto di libertà e giustizia, ovvero del riconoscimento dei diritti di tutti con la messa al bando della criminalità che prospera anche in questa periferia spacciando droghe e taglieggiando le attività economiche, è una bellissima iniziativa realizzata dai ragazzi dell’Organizzazione Studentesca d’Alternativa insieme con i ragazzi di Cambiare rotta e di vari collettivi delle scuole di Centocelle, con altre associazioni di zona, per ricordare il 28 di gennaio 1944, il giorno dell’insurrezione partigiana di Centocelle, scoppiata dopo che Rosario Bencivenga, militante dei GAP, montò sopra una cassetta di frutta e improvvisò un comizio a piazza dei Mirti pronunciando parole di riscatto che fecero breccia in una popolazione che non sopportava più le prepotenze dei fascisti nel quartiere.

“L’insurrezione popolare – ricorda il professor Luciano Vasapollo, prestigioso economista della Sapienza e militante comunista da sempre basato nel quartiere – costrinse i soldati tedeschi e i fascisti prima a nascondersi e poi ad abbandonare completamente. Una pagina di storia che vede Centocelle protagonista e che una bella iniziativa dei giovani torna a mettere all’attenzione di tutti gli abitanti del quartiere, un’iniziativa anche di lotta per il significato politico che ha in una Centocelle attualmente a rischio di perdere la propria identità a causa dello scompaginamento culturale che stanno promuovendo da anni le istanze del potere, attraverso degenerazioni urbanistiche, forme di lavoro nero diffuse sul territorio e un degrado sociale che scaturisce dallo spaccio ma anche lo alimenta. Il tentativo di restituire al quartiere la sua identità storica e politica contro la delinquenza che spesso da queste parti (e non solo) va a braccetto con i nostalgici del fascismo e la logica del capitalismo, richiede un grande presenza delle organizzazioni rivoluzionarie che nel tempo ha rischiato di affievolirsi”.

I giovani militanti di oggi, dunque, hanno voluto ricordare allo storico quartiere Centocelle la Medaglia d’Oro al Merito Civile conferitagli per il suo impegno nella lotta di Liberazione dal nazifascismo durante i nove mesi dell’occupazione tedesca della Capitale. Un riconoscimento importante e collettivo, datato quattro giugno 2018, giorno del settantaquattresimo anniversario della Liberazione di Roma, che rende omaggio all’impegno e al sacrificio di tante donne e tanti uomini che seppero ribellarsi all’invasore per conquistare la libertà e sconfiggere il regime nazifascista.

“Dopo l’armistizio – si legge nelle motivazioni del conferimento – la comunità locale si distinse per lo straordinario impegno profuso al fianco dei militari italiani nella difesa del locale aeroporto militare. Durante i nove mesi dell’occupazione nazifascista, nonostante i patimenti, la popolazione seppe reagire con indomito coraggio partecipando attivamente alla lotta partigiana. Fulgido esempio di lotta comune, orientata alla conquista della libertà e della democrazia”. La Medaglia d’Oro a Centocelle è frutto anche di un lungo lavoro politico dell’Anpi, su uno studio dello storico Riccardo Sansone. “Questa Medaglia – ha scritto lo studioso – non ha bandiere, ed è un simbolo di unità. Se andiamo infatti al di là di quella che è la storicizzazione di questo evento, capiamo che l’antifascismo è un valore universale. Un valore della nostra democrazia. Questo riconoscimento vuole essere un invito a continuare a manifestare, con il proprio impegno, ogni volta che ci si trova di fronte ad una prevaricazione”.

Ed è proprio grazie alla lotta comune e clandestina che in diversi quartieri i romani seppero rendersi protagonisti di una vera e proprio guerra cittadina. Se inizialmente la strategia promossa dal Comitato di Liberazione Nazionale era “rendere impossibile la vita agli occupanti”, a fine gennaio 1944 l’obiettivo fu definitivo: battersi strenuamente per cacciare i nazisti da Roma e combattere in tutti i modi possibili per sabotare il nemico. “La Resistenza romana – ricordava Rosario Bentivegna, gappista e protagonista del movimento partigiano – applicò una strategia complessa e articolata, fatta anzitutto di disobbedienza civile contro le forze di occupazione naziste e di solidarietà spontanea e organizzata verso le centinaia di migliaia di cittadini che violavano le leggi di guerra imposte dall’occupatore, ma anche di dura iniziativa militare che costrinse il nemico a vivere, nella città, come su un qualsiasi fronte di guerra, e a mostrare il suo vero volto prevaricatore e assassino”.
Nonostante i rischi reali che correvano, molti romani (compresi anche diversi religiosi, a Centocelle in particolare i francescani) si opposero all’aggressione e all’occupazione nazifascista. Assieme ai fatti di Porta San Paolo, del rastrellamento del Ghetto e del Quadraro, di via Rasella e delle Fosse Ardeatine, la Resistenza romana ebbe un suo sviluppo nelle borgate, grazie al coraggio e all’impegno delle fasce popolari. Impegno che, pur non rientrando nella memorialistica, è stato di fondamentale importanza. Anche Centocelle, borgata di donne e uomini liberi, fece la sua parte, rendendosi protagonista di episodi che risultarono essenziali per liberare Roma e dare dignità, libertà e giustizia sociale al popolo italiano.

“Si tratta ora – rileva Vasapollo a margine della manifestazione del 28 gennaio 2022 a piazza dei Mirti – di riscoprire la storia eroica di questo quartiere, sepolta dal degrado sociale che si è impossessato di zone popolari come Centocelle ma anche il Pigneto, San Lorenzo. la Garbatella dove prima sono entrati con l’eroina e poi con la cocaina e le groghe sintetiche, per cercare di sconfiggere i sentimenti di riscatto dei giovani. Con la droga hanno ammazzato tanti compagni e così hanno cominciato a trasformare le strade dedicate ai fiori e che hanno ispirato poeti come Pasolini che qui ha girato l’Accattone, in luoghi di consumismo sfrenato, di una movida serale che attira i ragazzi ma per bere birra e ubriacarsi. Contro tutto questo si batte l’iniziativa che ha riunito più di 100 ragazzi segnando simbolicamente la riappropriazione di Centocelle da parte delle strutture di movimento. Con il grido “resiste, la resistenza continua” e “Partigiani sempre” questi ragazzi dai 15 ai 19 – 20 anni si sono riappropriati di Piazza dei Mirti, il luogo dove io stesso ho svolto tanta attività politica. Centocelle, infatti, dopo la rivolta e l’insurrezione partigiana, anche negli anni settanta è stato uno dei quartieri più forti delle organizzazioni rivoluzionarie, qui c’erano i gruppi della sinistra extraparlamentare, c’eravamo noi di Potere Operaio cui dopo lo scioglimento è subentrato il Comitato Comunista di Centocelle, e c’erano anche tutti i gruppi della sinistra extraparlamentare. C’era anche il PCI con il quale ci incontravamo e a via delle Ninfee c’era una sede del Movimento Sociale con cui ci scontravamo in continuazione. E oggi proprio a via delle Ninfee sta aprendo una sede di Cambiare rotta”.

“Da residente del quartiere e militante comunista non posso che salutare con soddisfazione il ritorno di un’ aggregazione politica dentro Centocelle testimoniata dall’iniziativa di ieri sera e sottolineare la continuità con il coraggio dei partigiani e anche con noi figli del proletario che nelle scuole di Centocelle (Francesco d’Assisi Benedetto da Norcia, Botticelli eccetera) davamo vita a una delle situazioni più esplicitamente espressione dlla lotta di classe, della lotta rivoluzionaria che ha avuto il Paese, non solo Roma, negli anni ’70. E adesso i compagni di Cambiare rotta e di Osa, dei collettivi studenteschi rientrano fortemente a Centocelle con questa iniziativa simboleggiata da una targa che abbiamo messo a Piazza dei Mirti per dire che la Resistenza continua”.

*Il Faro di Roma

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