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Roma. Situazione Stadi, rigenerazione urbana e stop al consumo di suolo pubblico

“Il quartiere degli stadi”, così titolava a maggio del 2022 l’edizione romana de La Repubblica, dove veniva evidenziato, grazie ad un sondaggio effettuato dalla società Izi, che i romani intervistati non avevano dubbi su cosa avrebbe dovuto fare il Comune di Roma per sbloccare la pratica degli impianti di Roma e Lazio: destinare lOlimpico ai giallorossi e il Flaminio ai biancoazzurri.

Unica era la parola d’ordine che si imponeva tra gli abitanti ossia rigenerazione urbana per recuperare le strutture preesistenti e impedire ulteriore consumo di suolo pubblico.

Al contrario, il progetto dello stadio a Pietralata va ad impattare in una zona in cui è prevista già un’ampia cementificazione (palazzo dell’Istat, Studentato e Technopolo della Sapienza solo per nominarne alcuni). L’area inoltre è densamente popolata con una mobilità già in difficoltà davanti all’ospedale Sandro Pertini.

Da tempo le associazioni e i comitati di quartiere stanno chiedendo di preservare l’unico spazio verde che rimarrà di circa 14 ettari al posto dell’ulteriore cementificazione prevista per lo stadio e parcheggi annessi. Si tratta, in sostanza, di recuperare quella proposta che si era fatta strada in passato di rigenerazione dell’Olimpico e del Flaminio che oggi viene rilanciata con forza dalle Associazioni, dai Comitati e dalla Cittadinanza Attiva che si oppongono allo Stadio della Roma a Pietralata per creare Un quartiere dello sport con due stadi con il relativo ammodernamento delle infrastrutture di collegamento e un profondo riassetto urbanistico che porterebbe ad una riqualificazione dell’area interessata, tenendo sul serio conto delle reali necessità della collettività ed evitando qualsiasi altro intervento e colata di cemento nel IV Municipio già pesantemente urbanizzato.

Si realizzerebbe da una parte, lo stadio Olimpico romanista, con il suo adeguamento alle attuali necessità sportive e dall’altra lo stadio Flaminio laziale con il suo reale recupero, in mezzo avremmo il Ponte della Musica. E ovvio che ci sono da risolvere gli ostacoli dei vincoli storici, paesaggistici e di proprietà che riguardano sia l’Olimpico (gestore il C.O.N.I, proprietario Sport e Salute Spa, già CONI SERVIZI spa) sia il Flaminio (gestore Federazione Italiana Giuoco Calcio, proprietario Roma Capitale), ma ricordiamo anche che nelle opere di riassetto del 1990 dello stadio Olimpico stesso, lungi dall’essere una ristrutturazione, si trattò di una quasi totale demolizione seguita da una completa ricostruzione che non lasciò praticamente nulla in piedi della struttura conosciuta fino al 1988 e quindi non è solo pensabile, ma attuabile in concreto un intervento deciso sugli impianti per restituirli alla comunità secondo canoni di fruibilità e di funzionalità degni di una capitale.

Si rammenta anche che nelle ipotesi ventilate all’inizio negli ambienti PD, che ora purtroppo si smentisce e converge in modo massivo nella costruzione dello Stadio della Roma a Pietralata con un fortissimo impatto ambientale e di inquinamento devastante, cera l’idea persino di una trattativa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze per avviare il trasferimento dell’Olimpico da Sport e Salute al Comune. E a quel punto realizzare due società miste, pubblico-privato, con Roma e Lazio per arrivare alla concessione dei due impianti ai rispettivi club. Proprio questa proposta è approdata alla camera grazie a un’interrogazione parlamentare dell’On. Zaratti, capogruppo alleanza verdi sinistra, che giustamente domanda al Ministro dello Sport : Sono previsti importanti investimenti per gli stadi Olimpico e Flaminio, perché non usare quelli anziché consumare altri 16 ettari di territorio per una nuova struttura a Pietralata? Va, dunque, rilanciata con forza un’altra idea di città e di progettualità che non si basi sulle logiche di edilizia speculativa a vantaggio del privato, in questo caso dei proprietari della Roma (i Friedkin), ma converga su una visione urbanistica nuova fondata sulla vivibilità della città che presupponga il recupero delle strutture preesistenti e il coinvolgimento delle Associazioni e dei Comitati radicati sul territorio che si battono da anni per la difesa dell’ambiente e che cercano in ogni modo di proporre nuove soluzioni al fine di evitare il collasso definitivo di Roma e che chiamano a raccolta tutti coloro che ne hanno abbastanza di nuova cementificazione e credono profondamente nella percorribilità di altre strade.

Firmato: Comitato Stadio Pietralata; No Grazie Comitato per il Decoro Urbano; Circolo Arci Pietralata; Salviamo il paesaggio; Associazione Culturale Feronia; Rete Civica Andrea Campagna; Comitato Colline Lanciani; Comitato Cittadino Pietralata Tiburtino; Unione dei comitati del VI municipio (9 comitati); Comitato Nuova Ponte di Nona: Comitato Torre Gaia; Comitato Torre Angela

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