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Il Papa respinge un dono della Leonardo per l’ospedale Bambin Gesù

“Questa donazione è inopportuna. Grazie lo stesso, ma non possiamo accettarla”. L’ospedale di Papa Francesco, il “Bambino Gesù” ha respinto, senza troppi giri di parole, un regalo di un milione e mezzo di euro della Leonardo Spa, l’ex Finmeccanica, colosso dell’industria delle armi presieduto da Stefano Pontecorvo, con oltre 51 mila dipendenti, specializzato nella realizzazione di sistemi di difesa, aerospaziale e sicurezza ma anche delle ottiche di puntamento e velivoli armati.

Una cifra consistente destinata – scrive il vaticanista Orazio La Rocca su Repubblica – all’acquisto di macchinari di ultima generazione per curare bambini e bambine colpiti da malattie rare.

E in particolare da utilizzare per l’acquisto di una Pec Tac, un macchinario che il milione e mezzo di euro avrebbe agevolmente coperto, dando quindi una importante boccata d’ossigeno alle casse dello stesso ospedale pediatrico della Santa Sede.

Ma Papa Francesco, che considera un gravissimo peccato la produzione stessa delle armi, si è messo (secondo noi giustamente e opportunamente).

“Il gran rifiuto pontificio, che ha creato non poche perplessità tra i dirigenti dell’azienda, società per azioni a partecipazione statale con il ministero dell’Economia e della Finanza partner al 30,2 per cento, si è consumato – rivela La Rocca – nelle settimane precedenti le passate festività natalizie e di fine anno, in maniera del tutto riservata dietro le quinte dell’ospedale e della stessa Leonardo, che ogni anno, tengono a far sapere i vertici aziendali, destina in beneficenza, lontano dai fari della ribalta mediatica, contributi per sostenere iniziative umanitarie, mondo del volontariato, ospedali in Italia ed all’estero”.

Dall’entourage del presidente Stefano Pontecorvo, hanno detto a La Rocca che «su questa vicenda non vogliamo fare nessun commento, il nostro era un dono spontaneo, ed i doni, come si sa si possono accettare o respingere».

E dopo che il Bambin Gesù ha respinto la donazione, alla Leonardo non hanno voluto rinunciare al loro annuale gesto di solidarietà, offrendo il milione e mezzo di euro ad un altro importante ospedale pediatrico, il Gaslini di Genova, dove non avevano il problema di dover, spiega l’articolo, «evitare di mettere in imbarazzo la Santa Sede proprio in questo periodo in cui il mondo alle prese con guerre sanguinose che il Pontefice denuncia ogni giorno ».

In effetti, Bergoglio non si lascia sfuggire nessuna occasione per chiedere la fine dei conflitti in corso e di mettere sul banco degli imputati anche i fautori del commercio di armi, le industrie belliche e quanti lucrano sulla vendita degli ordigni ai paesi belligeranti. Come ha fatto nelle omelie natalizie e nel messaggio per la Giornata della Pace del primo gennaio scorso.

Fin qui i fatti. È da registrare però la curiosa affermazione dell’entuorage della Leonardi che “in tutti i teatri di guerra in corso, a partire dall’Ucraina e dal Medio Oriente, non c’è nessun sistema offensivo di nostra produzione. Noi lavoriamo per la sicurezza con sistemi all’avanguardia, droni per la vigilanza, ma niente armi. Volevamo solo raccogliere gli appelli del Papa per aiutare i più bisognosi, i bambini malati, i poveri. Non capiamo questo rifiuto”.

Affermazioni che il massimo analista del mercato italiano delle armi, Giorgio Beretta, bolla come “palesemente false”. E pubblica la tabella

“Può spiegare questi pagamenti ricevuti dallo Stato di Israele per sistemi militari?”, domanda Beretta citando la Relazione PCM sull’export militare, 2023.

Mentre Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete Italiana Pace e Disarmo, descrive “la parabola purtroppo per noi negativa di Leonardo, che si è trasformata da un’azienda la cui produzione militare è passata dal 60% all’oltre 80 negli ultimi due anni”, dismettendo “la parte ferroviaria, di microelettronica e di produzione civile. Questo abbiamo criticato”.

Vignarca ha anche lamentato l’opacità nel fornire informazioni da parte della società,”con risposte evasive», denunciando gli scarsi ritorni economici del settore della difesa che “in Italia fa meno dell’1% del Pil”, con numeri irrilevanti anche in termini di export e di occupazione. “La commessa militare -–precisa, “è solo politica e non garantisce la sostenibilità dell’azienda nel medio e lungo periodo”.

* da Il Faro di Roma – Nella foto: il caccia Tempest cui Leonardo sta lavorando nel Global Combat Air Programme coinvolgerà tutta la filiera italiana a partire dalle università e dai centri di ricerca fino alle pmi e le industrie leader nazionali coinvolte. Al programma parteciperanno anche le industrie leader dei domini di settore: Avio Aero, Elettronica, Mbda Italia e l’intera filiera nazionale.

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