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Genova. Non si può morire in questo modo

Domenica pomeriggio, a Borzoli, è stato ucciso Jefferson Tomalà da colpi di pistola sparati da un poliziotto. Era un giovane, appena ventenne padre di una figlia di due mesi.
Come sempre le dinamiche non sono chiare e sui giornali vengono riportate poche notizie contraddittorie. Nella ricostruzione si capisce solo che è stato ferito anche un agente di polizia con un coltello e forse da alcuni colpi partiti per sbaglio da un suo collega.
Non è nostro costume insinuare su cose che non sappiamo. Diciamo però che morire in questo modo a venti anni non è accettabile.
Non è accettabile che si spari su un ragazzo anche se va in escandescenze (come riportano i giornali). Così come è discutibile che per un Trattamento Sanitario Obbligatorio non intervenga personale medico attrezzato ma la polizia.
La comunità dell’Ecuador ha mandato un messaggio di cordoglio alla famiglia di Jefferson e oggi terrà una fiaccolata a Sestri. In Italia sono molti i casi di abusi delle forze dell’ordine. Spesso coperti da complicità e connivenze come insegnano i casi Cucchi, Aldrovandi e altri.
Viviamo in un clima in cui i ministri chiedono la legittima difesa (di chi?) contro i più deboli e annunciano strette repressive non verso i padroni e chi sfrutta ma verso la povera gente. E comunque gli abusi di polizia sono una costante in Italia indipendentemente dal tipo di governo. Nessun governo e nessun ministro sceriffo può permettersi che l’impunità verso gli abusi in divisa dilaghi.
Mai come oggi è opportuno chiedere che venga fatta al più presto chiarezza sull’accaduto

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