Il 17 maggio a La Spezia le strade del centro città sono state concesse al raduno nazionale di Casapound per la remigrazione e l’Europa potenza. Parole d’ordine usate anche a Milano, nella stessa data, in occasione del summit dell’ultradestra sostenuto e aperto dai saluti di Vannacci.
Quello che si è registrato a La Spezia, scelta dai fascisti per essere una città simbolo dell’industria militare, è stata la fotografia del più generale ritorno a un bipolarismo fra destra reazionaria e sinistra istituzionale che, senza nessuno stupore, non ha speso una parola in merito alla questione della tendenza europeista alla guerra, impostando invece la “contestazione” su un antifascismo annacquato, facendo appello agli ormai stracciati valori della costituzione.
L’apice è stato raggiunto dalla presenza del sindaco della città che, dopo aver permesso la sfilata fascista nel centro della città e aver relegato la contromanifestazione ai margini, ha sfilato aprendo il contro corteo con la costituzione in mano in nome della “democratica legittimità a manifestare per tutti”.
C’è però una parte della piazza che ha rotto la pacificata dinamica spezzina. Un corteo, partito dal campetto rosso, ha raggiunto la parata degli antifascisti con parole d’ordine chiare e di rottura che smascheravano l’ipocrisia di chi si dice antifascista senza denunciare lo schifoso progetto di riarmo europeo, e la complicità dell’Unione Europea e nel sostegno allo stato terrorista di Israele.
Ad animare questo spezzone, gli studenti di Osa e Cambiare Rotta e Potere al Popolo, assieme ai lavoratori dell’Usb, alle realtà del territorio coerentemente antifasciste come la Casa Rossa di Massa, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e tanti altri.
In un contesto simile, in cui è chiaro che il centrosinistra in modo unitario stia cercando di riproporsi come alternativa al governo Meloni, ricompattandosi su temi come la Palestina, l’antifascismo e la repressione, non ci può essere unità senza concordare sui temi politici.
L’antifascismo deve essere divisivo in questo senso, deve smascherare chi ha legittimato i fascisti, chi ha permesso alla Meloni di salire al governo, chi vuole la difesa comune e l’esercito europeo, chi ha smantellato i diritti sociali in questo Paese, chi si rifiuta di parlare di riarmo perché completamente asservita ai diktat della borghesia europea.
In quest’ottica, la piazza spezzina ha l’ambizione di dare un’alternativa politica indipendente, capace di uscire dalla logica del bipolarismo centrosinistra-destra e rappresentare gli interessi reali delle classi popolari, dei lavoratori e delle lavoratrici, degli studenti e delle studentesse.
La funzione svolta dal servizio d’ordine della Cgil è stata dapprima quella di dividere lo spezzone contro il riarmo europeo e il genocidio in Palestina dal resto del corteo, per poi arrivare a schierarsi davanti alla polizia in antisommossa a difesa dei fascisti.
Episodi come questo non ci stupiscono perché confermano ciò che dicevamo da tempo, ossia che la Cgil cerca di dipingersi da alternativa, ma rappresenta oggi solo uno strumento nelle mani dei padroni per contrastare gli interessi delle classi popolari a fianco di fascisti e polizia.
Anche per questo motivo, rimettiamo al centro la necessità di un percorso di costruzione e rafforzamento di un’area politica indipendente e di alternativa reale, che dalla contestazione alla piazza guerrafondaia di Michele Serra per l’Unione Europea del 15 marzo, continuerà con lo sciopero generale indetto dall’Usb per il 20 giugno e la manifestazione nazionale del contro riarmo, Unione Europea e difesa comune.
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