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Martedi’ 23 febbraio ore 18, 30 – davanti l’ospedale di Alzano Lombardo.

In ricordo delle 2.000 vittime della Valseriana, delle 6000 della provincia, delle 30.000 della Lombardia, delle 100.000 d’Italia, dei milioni nel pianeta, per non dimenticare, per chiedere verità e giustizia per quanto accaduto quel 23 febbraio di un anno fa, quando si manifestò in quell’ospedale il primo caso di un focolaio covid che trasformerà la valle in un rogo e la Regione che godeva la fama di una eccellenza sanitaria tra le prime d’Europa in un lazzaretto.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini dei camion militari che portavano via le bare, il suono delle sirene e delle campane a morto, gli appelli a reperire le bombole di ossigeno…

Questa Regione, questo Paese si sono ritrovati impreparati davanti ad una crisi pandemica. In questa giornata del ricordo non possiamo fare a meno di denunciarlo.

Un sistema sanitario eccellente nella chirurgia e nel trattamento di numerose patologie non ha retto l’urto di una emergenza epidemica, la sua prima linea, costituita dalla medicina territoriale, ha ceduto rivelando il frutto di tagli progressivi nel corso degli ultimi trent’anni.

La responsabilità della Regione è chiara, senza nulla voler togliere alle progressive sforbiciate dello Stato, la Lombardia è diventata un modello di privatizzazioni dei servizi sanitari, esternalizzazioni di ogni servizio interno agli ospedali pubblici, al punto di appaltare persino alcune dialisi.

Accanto a una sanità immunodepressa, il sistema politico economico che ne ha imposto la ristrutturazione è riuscito a impedire la chiusura delle attività industriali e della logistica, determinando l’innesco di una bomba epidemica.

In quei giorni ci siamo detti: “andrà tutto bene”. Non è stato così, non ce la siamo cavata, abbiamo perso tanto e troppi cari.

Oggi vogliamo che domani vada meglio, che nulla sia come prima, che il profitto venga dopo la salute, vogliamo che il lutto si faccia parola.

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