Per l’esattezza 2750 gocce. 2750 donne e uomini che vogliamo ringraziare per la fiducia accordata ad un progetto ben preciso: la costruzione della rappresentanza politica delle classi popolari e di chi vive nelle periferie di questa città e dei loro interessi. Senza ambiguità, alchimie elettoralistiche o scorciatoie: la Milano città pubblica contrapposta al parco giochi per ricchi tanto caro alle due destre in città, quella “smart” di Sala e quella “cialtrona” di Bernardo.
Siamo consapevoli che la strada da percorrere sia ancora lunga ma un primo risultato concreto siamo sicuri di averlo portato a casa. Abbiamo dimostrato, contro tutto e tutti, che senza mezzi e sponsor, equipaggiati solo di idee chiare e volontà militante, è possibile trasformare una campagna elettorale asfittica, in cui si battibecca solo di aspetti residuali perché sul modello di sviluppo di fondo si è tutti d’accordo, in campagna politica sui temi centrali, proprio qui nella città dei manager, degli startupper e della finanza rampante. Una disparità di mezzi colmata dalla testardaggine degli aderenti a Potere al Popolo! dalla capacità di denuncia delle tante contraddizioni di questa città, dalla lucidità nell’indicare il nemico. Non abbiamo paura né remore ad utilizzare questa parola, il nemico e non l’avversario. Contro di noi avevamo, infatti, chi ambiva, ancora una volta, a rappresentare politicamente la supremazia del profitto, dei comitati d’affari e della speculazione. Tale supremazia è l’ostacolo ad una vita dignitosa per i settori sociali che sono costretti a subirla. Nel pratico, significa impossibilità di godere del diritto alla salute, ad una casa, ad un reddito. Significa essere condannati ad un’orizzonte di sopravvivenza.
Il progetto di Potere al Popolo! è sempre stato quello di interpretare il passaggio elettorale come uno dei fronti su cui si combatte la battaglia, non l’unico. Facciamo tesoro di questa esperienza che ci ha dato l’occasione di far crescere un corpo militante giovane (unica lista con ben quattro under 2000) ma già determinato e consapevole. Crescita in esperienza ma anche in relazioni con le componenti sociali più combattive di questa città e del territorio metropolitano. Possiamo dire, senza timore di smentita, di aver cominciato a porre le basi per costruire, insieme e con ogni mezzo necessario, l’opposizione sociale al governo dei migliori, di Draghi e dell’UE. È per questo che, fin da subito, abbiamo iniziato a preparare ed organizzare la partecipazione allo Sciopero Generale proclamato da tutto il sindacalismo conflittuale per il prossimo 11 ottobre.
Non ci dilunghiamo sull’analisi numerica di dettaglio dei voti. Registriamo un’astensione di una portata prima d’ora mai vista a Milano. Una disaffezione nei confronti delle urne particolarmente marcata nelle periferie dove le fasce popolari hanno disertato in massa, ormai disilluse tanto dal tradimento del Movimento 5 stelle quanto dall’inconcludenza del populismo reazionario di Salvini; insomma dalla disarmante chiarezza con cui, anche nelle elezioni milanesi si è palesata l’esistenza di un unico blocco di potere, il PUA, Partito Unico degli Affari, che va da Confindustria, a tutti i partiti che si stringono intorno a Draghi. La sfida da domani sarà proprio il “corpo a corpo” con chi abita le periferie, andare a riprenderci i nostri ormai orfani di qualsiasi ipotesi di rappresentanza politica. È una strada accidentata ed in salita ma l’unica percorribile, che continua ben oltre le elezioni, nell’approfondire ed estendere il nostro radicamento in città, a partire dal rilancio delle adesioni di Potere al Popolo e nel coinvolgere sempre più i settori sociali che subiscono il modello della smart city di Sala e vogliono alzare la testa. Non ci sono scorciatoie politiciste che tengano, come quella di circostanziare e diluire l’opposizione in funzione della presenza nelle istituzioni, i numeri e le esperienze a sinistra del PD anche in questa campagna elettorale lo hanno dimostrato; l’unità della sinistra, questo spauracchio che viene agitato non a caso solo in tempo di elezioni, è un falso problema. La vera unità da perseguire e quella di un blocco sociale capace di riconoscere e lottare per i propri interessi e questo obiettivo può essere costruito solo tramite un’opposizione ferma e radicale, non circostanziata da logiche elettoralistiche, nelle elezioni come nelle rivendicazioni sociali e sindacali. Ancora una volta, la giornata dell’11 ottobre indica la via.
Lo scenario che ci ritroviamo a Milano, ad urne chiuse, ci restituisce una maggioranza ed un’opposizione che però sostengono lo stesso governo a livello nazionale. Lo stesso governo dello sblocco dei licenziamenti , dello sblocco degli sfratti, della subordinazione dei soldi del PNRR alla partecipazione (ed al guadagno) dei privati. La costruzione di un’alternativa realmente autonoma e di rottura diventa un’esigenza improrogabile per impedire che la via di uscita alla crisi sanitaria e sociale sia un’uscita dall’alto e per conto dei più forti.
C’eravamo, ci siamo, ci saremo!
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