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Brescia. C’era una volta una piccola flottiglia…

Improvvisamente, senza essere annunciato da  nessuna grancassa mediatica, anche a Brescia, nel tardo pomeriggio del 10 settembre, si è materializzato l’“equipaggio di terra” della Gobal Sumud Flottilla.

Alcune centinaia di attivisti locali, al grido di “Palestina libera”, hanno fatto la loro comparsa in Piazza Loggia, per una manifestazione di sostegno alla missione che si pone l’obiettivo di rompere il blocco israeliano nella Striscia di Gaza, per rifornire di viveri la popolazione civile e offrire aiuti umanitari. Successivamente un corteo si è snodato per le vie del centro storico. “Potere al Popolo” era presente con una sua delegazione.

Nelle ore precedenti la mobilitazione,  due delle imbarcazioni erano state colpite in acque tunisine, vicino a Sidi Bou Said, da ordigni che avevano provocato incendi sui battelli. L’attacco di Israele contro la Flottiglia, formata da decine di imbarcazioni condotte da 500 attivisti provenienti da 44 Paesi di tutto il mondo, era ovvio. L’iniziativa lo infastidisce molto.

Siamo per ora dinanzi ad avvertimenti mafiosi. Gli assassini seriali al potere nello Stato Ebraico stanno provando ad intimidire gli equipaggi e sperimentando i mezzi per fermarli. Poi, se lo riterranno opportuno, non ci penseranno due volte a intervenire con i mezzi che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli ultimi due anni e uccideranno, che è la cosa che sanno fare meglio.

Hanno già superato limiti inimmaginabili. Una proposta di pace in questo secolo per sterminare quelli a cui era indirizzata è, solo per citare l’ultimo esempio, un inedito sia nella forma che nella sostanza. Ma è successo pochi giorni fa in Qatar, come abbiamo visto.  Perché dovrebbero esitare ad eliminare fisicamente qualche attivista disarmato su una barca? La missione è dunque assai rischiosa.

Ma già adesso l’iniziativa della Flottilla sta registrando straordinario successo a livello di impatto comunicativo. Milioni di persone in tutto il mondo ne sono state conquistate, si offrono per commentare e sostenere questa causa. Non c’entrano Greta Thunberg e i suoi followers, non c’entra il livello di immagine degli attivisti, c’entra la causa che c’è dietro. Che è quella del diritto di vivere, dell’aiuto umanitario, della giustizia, della libertà.

Tutti valori e idee che a loro volta non c’entrano niente con i peggiori giornalisti italiani mai visti.  

L’impunità dei media italiani nella diffusione di fake news attorno a questa vicenda è una delle vergogne del nostro tempo. Un sistema che pretende di fare “informazione” e invece campa di menzogne, propaganda e titoloni ad effetto, senza mai pagare dazio.

Durante il conflitto russo-ucraino ci hanno riempito di barzellette travestite da notizie come il pensionato di Odessa che abbatteva caccia supersonici russi con la doppietta per le quaglie, la Babuska ucraina che avvelenava interi plotoni con le torte, roba ridicola, se non fosse che accanto a queste favolette sparano bufale pericolosissime come il caso dei presunti missili e droni “russi” che cadono a grappoli in Polonia, titoli a caratteri cubitali, talk show in fibrillazione, commentatori che invocano la NATO e l’articolo 5, una corsa isterica verso lo scontro diretto con Mosca.

Lo stesso teatrino si ripete per ciò che sta accadendo in Palestina, dove la fabbrica di menzogne è portata avanti a livelli industriali. E così, anche in occasione di questa vicenda, via con le “rivelazioni” sulla Flottilla finanziata e diretta da Hamas, gli attivisti che si tirano i razzi addosso da soli, tutto diffuso come se fosse verità indiscutibile.

Una presa in giro colossale, ma rilanciata senza vergogna da giornali che si presentano come “autorevoli”, fondati o diretti da sociopatici di estrema destra, che finanziamo noi con i contributi all’editoria pubblica e privata, perché altrimenti sarebbero già falliti da anni. Essi trovano insopportabili l’impegno e la testimonianza contro un genocidio, non il genocidio in sé, con il Palestinesi che non esisteranno più nel giro di due o tre anni, se i serial killer israeliani vanno avanti di questo passo

Tutto questo non si può commentare.

La verità è che i media non informano più, manipolano, creano nemici, alimentano isterie, spingono intere nazioni sull’orlo della guerra, e lo fanno con la certezza di restare impuniti. Se un cittadino condivide una bufala su Facebook rischia la gogna, ma se la menzogna arriva da un giornalista “professionista” allora va tutto bene. Nessuna sanzione, nessuna responsabilità, nessuna scusa.

E’ tollerabile che certa stampa giochi con la verità come se fosse un giocattolo, fabbricando fake news a comando, e uscendo sempre pulita? Perché un conto è sbagliare, un altro è mentire consapevolmente, e oggi troppi giornalisti non sbagliano: mentono deliberatamente.

Oramai i sostenitori di Israele hanno superato ogni linea rossa politica, civile e umana, sono come i peggiori coloni israeliani fanatici razzisti, non sono solo seguaci di Netanyahu, ma anche di Smotrich e Ben Gvir

Sono squadristi mediatici e social (per ora), sono una minaccia per ciò che resta della democrazia e della libertà.

Però anche la dimostrazione di ieri a Brescia è servita a ribadire un concetto molto chiaro. Le intimidazioni mafiose di Israele, lo squadrismo sionista che le accompagna, non riusciranno a fermare gli equipaggi di mare, che partiranno tutti, né gli equipaggi di terra, che li sosterranno in tutti i modi.

*da La Brescia del Popolo

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