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Appendino, combattere i poveri o la povertà?

Lo sgombero di Piazza d’Armi ha smascherato definitivamente le politiche della sindaca di Torino. Molti sono i delusi a cinque stelle, ma in questi 4 anni non si può certo dire che Appendino sia stata con le mani in mano: l’unico problema è che invece di sconfiggere la povertà si è impegnata a sconfiggere i poveri.

L’ultimo episodio è rappresentato proprio da Piazza d’Armi. Intendiamoci: quel campo faceva schifo, come fanno schifo tutti i ghetti in cui viene ammassato chi non ha alcun tetto sotto cui vivere, in condizioni sanitarie precarie e senza alcun altro sostegno materiale.

Oltre centro persone stipate nei container di “Emergenza Freddo”, gestiti pessimamente dalla Croce Rossa, a cui si sono aggiunte almeno altre 50 persone nei tendoni allestiti dalla Protezione Civile per rispondere all’emergenza Coronavirus.

Centocinquanta persone in pochi metri quadrati, bagni chimici, nessun dispositivo di protezione individuale e l’impossibilità fisica di rispettare le distanze sociali: in questo contesto è folle pensare che non ci sia stato un contagio di massa in quel campo, ma ovviamente nessun tampone è stato reso disponibile per gli ultimi della terra.

Una situazione pessima che poteva essere peggiorata con una sola operazione: lo sgombero improvviso del campo. Proprio la mossa che ha brillantemente messo in campo Appendino appena ha potuto, al primo giorno di fase 2, pur di liberarsi di una rogna che diventava ogni giorno più fastidiosa per le inevitabili tensioni che si stavano sviluppando all’interno del campo.

Così, senza alcun confronto con i senzatetto, la sindaca ha deciso di buttare oltre 150 persone in mezzo alla strada, mettendo a repentaglio la salute loro, ma anche di tutti gli altri cittadini. Molti sono rimasti nei pressi di Piazza d’Armi, ma senza più un minimo riparo, una trentina si è invece accampata in piazza Palazzo di Città per chiedere una soluzione al Comune che fin qui ha mostrato totale disinteresse, lasciandoli senza riparo, servizi igienici e cibo, nonché creando una pericolosa situazione di assembramento di persone già in precarie condizioni di salute.

Una decisione, quella dello sgombero, che il vicesindaco, nonché assessore alle politiche sociali, Schellino, ha giustificato dicendo che i senzatetto “possono fare richiesta ai dormitori”. Già, peccato che quegli stessi dormitori siano già saturi, anche a causa delle recenti chiusure dovute ai frequenti casi di positività, perché pure in quelle strutture ci si è guardati bene dal tutelare la salute di ospiti e lavoratrici.

E quale sarebbe ora la soluzione? Ammassare 150 persone in dormitori dove non ci sono posti, per altro sapendo che molti di loro potrebbero essere positivi e quindi potrebbero finire a contendersi i ben sei (6!) posti disponibili per contagiati di cui dispone la città?

E’ questa la soluzione proposta dall’assessore Schellino che dopo essere stata promossa a vice sindaco affermava che la sua missione sarebbe stata “tutelare le fasce più deboli”?

D’altronde a queste soluzioni di forza i 5stelle ci hanno abituato. Non ci ha stupito più di tanto venire a sapere che alcuni dei senzatetto di Piazza d’Armi sono tra gli sfrattati dal Ex-Moi, il famoso sgombero “dolce” di cui Appendino tanto si era vantata.

Solo un anno fa, con Salvini ministro dell’interno, sono stati stanziati fondi straordinari per i rimpatri volontari, pur di accelerare lo sgombero dell’ex villaggio olimpico. La sindaca raccontava che a tutti sarebbe stata data una sistemazione, che le fasce più fragili sarebbero state accompagnate verso altre forme di sostegno, ma evidentemente più di qualcuno è rimasto a piedi e oggi si trova senza nulla.

D’altronde il suo mandato è stato fin qui segnato da zero politiche sociali per i più deboli, delegate, come in passato, al privato sociale made in San Paolo, ma ha visto in compenso grandi operazioni di repressione, sgomberi, cacciata dei poveri dalle aree più valorizzabili della città, come testimonia la vicenda del Balon e più in generale quella di zona Aurora.

In quattro giorni di accampamento, il Comune ha negato ogni interlocuzione, delegando la gestione del problema alle forze dell’ordine. Gli ultimi dati del 2019 parlano di un incremento del 20% dei senzatetto, dovuto soprattutto a lavoratori precari che non riescono più nemmeno a pagare un affitto minimo per non finire in mezzo ad una strada.

A fronte di una situazione così allarmante, che non può che essere peggiorata negli ultimi mesi di pandemia, quale progetto intende mettere in campo il Comune? Si pensa forse di attendere il solito intervento del privato sociale, capitanato dalla “benefica” mano della Compagnia di San Paolo, da cui proprio l’assessore Schellino proviene, per proseguire nella sciagurata esternalizzazione del sociale che il nostro comune porta avanti da tempo con i nefasti effetti che stiamo apprezzando durante l’emergenza Coronavirus?

Tornare alla normalità vuol dire tornare a questo sistema che prima abbandona e poi criminalizza i poveri? Noi vogliamo una reale lotta contro la povertà, non contro i poveri, che metta tutti nelle condizioni di vivere una vita degna, a partire dal fondamentale diritto alla casa e alla salute.

Vogliamo immediatamente servizi igienici, cibo e coperte per i senzatetto, ma anche risposte concrete e rapide per mettere tutti in sicurezza perché non possiamo accettare una “normalità” che lascia centinaia di persone senza riparo in una città che conta oltre 60 mila case vuote.

Cara sindaca, non dobbiamo combattere i poveri, dobbiamo combattere la povertà!

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