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A Torino si apre la stagione degli sfratti

Oggi, nel corso di una lunga giornata di lotta, abbiamo avuto modo di toccare con mano il modo in cui il governo Draghi e la giunta Appendino hanno intenzione di trattare l’emergenza abitativa: come un problema di ordine pubblico.

Fin dall’alba infatti il numeroso presidio dei solidali che tentava di impedire lo sfratto di Totta, studentessa lavoratrice rimasta senza lavoro durante il lockdown, si è trovato schiacciato tra la violenza di uno schieramento di polizia sproporzionato e il muro di silenzio delle istituzioni.

Per tutta la giornata EDISU e amministrazione comunale si sono rimpallati la responsabilità della situazione, mostrandosi a parole disponibili a tavoli di confronto che puntualmente non sono stati aperti.

Di contro, il messaggio che la questura e la speculazione immobiliare hanno voluto mandare è chiaro: nessun margine di trattativa sarà concesso. Si avvicina infatti la famosa “ripartenza”, che per le classi popolari significa però fine del blocco degli sfratti e dei licenziamenti.

È dunque evidente la volontà di scaricare il prezzo della crisi pandemica sulle fasce più deboli, proprio come è stato fatto durante la pandemia, con l’aggravante del venir meno anche di quelle misere tutele che sono state messe in campo durante il lockdown.

Anche in questo vediamo tutta la continuità di vedute tra la giunta comunale 5 stelle e quella regionale leghista, che non a caso sono oggi nella stessa maggioranza che sostiene il governo Draghi.

Contro la rinnovata ferocia di chi, anche nel mezzo della crisi, non rinuncia ad accumulare profitti sulle spalle dei lavoratori, contro la violenza e il silenzio delle istituzioni, è necessario e urgente costruire la forza della solidarietà popolare.

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Oggi scelgo di parlare, non tanto da Candidato Sindaco, quanto piuttosto da Professore, già Ordinario dell’Ateneo.

Sono venuto a conoscenza, proprio oggi, di questa vicenda incresciosa che ha come protagonista una giovane studentessa siciliana, Totta, precaria, iscritta all’Università di Torino.

Il suo contratto di affitto, comune a tutte quelle fasce sociali più deboli che non hanno una solidità economica, non è stato rinnovato; di conseguenza, trattandosi di una finita locazione, non è possibile applicare il blocco degli sfratti previsto dal Decreto Legge.

In questi mesi, i ragazzi e le ragazze del sindacato Asia USB e di “Cambiare Rotta”, insieme ai “Solidali” di Potere al Popolo, hanno resistito ai vari tentativi di sfratto fino a questa mattina quando, un imponente dispiegamento di Celere, Digos e forze di polizia in tenuta antisommossa ha eseguito lo sfratto, dopo aver militarizzato intere vie del centro città.

Le istituzioni hanno taciuto: Edisu, l’ente che in questa città dovrebbe garantire il diritto allo studio e che inizialmente aveva concesso un “tavolo di confronto” sulla situazione di Totta e di altri studenti in difficoltà, si è tirato indietro dando disdetta il giorno prima dell’incontro. Un rifiuto che è proseguito anche questa mattina nonostante le richieste formali del sindacato inviate negli ultimi mesi.

Il Comune, in particolare l’Assessorato al welfare e alle politiche giovanili, che a parole si definisce d’accordo per il tavolo, non sta facendo nulla, concretamente, per la sua realizzazione con tutte le parti in causa, rifiutandosi di assumere una posizione pubblica. Almeno fino a questo momento.

Quello di Totta non è l’unico caso, ma il modus operandi è sempre lo stesso: tentare di affrontare emergenze sociali, come quella abitativa e in particolare quella residenziale per studenti, con la repressione, riducendo a zero i margini di contrattazione e un comodo rimpallo di responsabilità tra le istituzioni che dovrebbero occuparsi delle politiche abitative, sociali e universitarie.

Sono migliaia gli sfratti che sono in programma in Città, e che non risparmiano le giovani generazioni e in generale le fasce sociali più colpite dalla crisi. Auspico che il Magnifico Rettore, i dirigenti dell’Edisu, l’Amministrazione Comunale, dalla Sindaca all’Assessorato, e tutte le istituzioni preposte, agiscano immediatamente.

Cambiare questa situazione, ma anche e forse soprattuto cambiare modalità di agire politico e di relazione con la società, è uno dei principali impegni che assumo, fin d’ora, pubblicamente, se potrò essere il Primo Cittadino di questa Città.

Angelo D’Orsi

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