Saluzzo è un comune di quasi ventimila abitanti, nella ricca provincia di Cuneo, uno dei centri del buon mangiare, del buon bere e del buon vivere in Piemonte, in Italia ed in Europa.
A Saluzzo ci sono tante attività di qualità e redditizie in tutti i settori, compresa un’agricoltura di eccellenza che commercia con tutto il mondo. A Saluzzo c’è la schiavitù, come e peggio che nei campi di più di cento anni fa.
Mamadou è intervenuto all’assemblea operaia della USB a Bologna sabato scorso e ha chiesto aiuto, per sé e per almeno altri duecento suoi compagni di lavoro. Sono tutti braccianti, in gran parte africani, sulle cui spalle poggiano tutte le campagne agricole del saluzzese. Dopo le pesche l’uva, quella da tavola e quella per vini rinomati e costosi.
Mamadou e i suoi compagni lavorano dall’alba al tramonto, tutti i giorni senza sosta. Sono tutti regolarmente assunti con contratto di lavoro, solo che questo contratto copre solo due giorni su trenta di prestazione effettiva.
Due giorni con contratto regolare, gli altri ventotto in nero e secondo la chiamata e le condizioni stabilite dai caporali, cui gli agrari affidano il controllo assoluto del reclutamento dei braccianti. Normalmente cinque euro sporchi all’ora.
E se qualcuno si ribella, e come Mamadou chiede un contratto regolare per tutto il suo tempo di lavoro, finisce nella lista nera di chi non lavorerà più. Sei un piantagrane e con i campi di Saluzzo hai chiuso, si è sentito dire il nostro compagno.
Tutto questo avviene ogni giorno con il silenzio e la complicità di tutte quelle autorità e istituzioni, di cui uno stato tronfio e falso ogni giorno proclama l’impegno nella lotta al caporalato e al lavoro nero. Tutti sanno tutto, ma i braccianti devono lottare contro lo schiavismo, che fa la fortuna della moderna imprenditorialità agricola di Saluzzo.
Ma non è per questo che Mamadou ha chiesto aiuto. Lo ha fatto perché lui e tutti i suoi compagni di fatica non ce la fanno più a dormire nei parchi o ai bordi delle strade. Perché non solo gli schiavisti li derubano e sfruttano, ma non trovano loro neppure un alloggio.
Non c’è casa, capannone o baracca per i braccianti africani, devono dormire per terra e all’aperto. Naturalmente la cosa fa scandalo nella perbenissima Saluzzo, dove la destra attacca l’amministrazione di centro-sinistra, sì di centro-sinistra, perché non fa niente per il decoro della città e naturalmente nessun rappresentante politico chiede ai responsabili, i padroni agrari, di dare un vero contratto e una casa a coloro che li fanno arricchire.
Ma il decoro ha le sue esigenze, così ogni mattina succede questo. Alle cinque nei parchi e nelle strade arrivano i caporali che danno il via alla tratta dei lavoratori.
Poco dopo arriva la polizia che sgombera con ferocia tutti gli accampamenti di fortuna, che raccoglie coperte, zaini, tende, fornelletti, tutto ciò che ai braccianti serve per passare la notte, e lo butta nella raccolta dello sporco.
Molti braccianti così hanno anche perso i beni personali e persino i documenti, contenuti in qualche sacca finita nel macero del decoro.
Quasi ogni sera ed ogni mattina la storia si ripete: i braccianti si accampano all’aperto, poi all’alba vanno a lavorare e la polizia sgombera tutto ciò che i migranti non sono riusciti a portare con sé.
Ecco su questo ha chiesto aiuto Mamadou: almeno si faccia in modo di darci una capanna, persino come quelle che ci sono nei ghetti di Calabria o di Puglia, ha detto. Ma si sa, il Nord è più avanti e pretende decoro, quindi niente lamiere nei campi, i braccianti possono vivere all’aperto, tanto poi la polizia pulisce.
Questo di Mamadou è un appello per la stagione agricola del 2021, ma se cercherete nella cronaca saluzzese degli anni passati, scoprirete che è lo stesso ogni anno. II sistema si è abituato a funzionare così.
L’agricoltura di eccellenza del territorio si fonda su migranti sfruttati come schiavi, che neppure hanno il diritto di avere sopra la testa quel tetto che una volta agli schiavi era concesso.
Saluzzo, Alabama.
P.S. Diffondete e fate conoscere la denuncia di Mamadou..
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