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Molestie sessuali. Proteste e blocco delle lezioni all’Università di Torino

L’Università di Torino è stata recentemente scossa da una serie di proteste in risposta a presunte molestie. Cambiare Rotta, una formazione giovanile comunista molto attiva a livello studentesco, ha annunciato il blocco delle lezioni. Questa mossa rappresenta l’ultima fase della loro controffensiva per una nuova università in una nuova società.

Maria Claudia Vigliani, una delle voci più forti in questa battaglia, ha sottolineato l’importanza di comprendere l’impatto che anche una singola frase o un apprezzamento possono avere su una donna.

Ha affermato che la maggior parte degli uomini non sembra capire quanto possa essere pesante per una donna un atteggiamento come quello descritto nei casi emersi all’Università di Torino. Secondo Vigliani, se non c’è un rapporto di parità tra le parti, anche un semplice commento può essere percepito come un’aggressione, una prevaricazione o una violenza verbale.

Antonella Parigi, un’altra figura di spicco nel dibattito, ha ribadito che le molestie all’università non sono una caccia alle streghe, ma un problema reale. Le proteste sollevate dal movimento Me Too torinese hanno scosso il mondo universitario, sollevando il velo dell’omertà. I collettivi femministi hanno interrotto il Senato accademico e appeso alle colonne del rettorato le denunce delle violenze subite dalle studentesse.

A meno di 48 ore dalle proteste, è arrivata la notizia degli arresti domiciliari per l’ex direttore della scuola di Medicina Legale, Giancarlo Di Vella. Di Vella è accusato di stalking, falso e minacce, oltre ad aver approfittato della sua posizione per tenere comportamenti ambigui nei confronti delle specializzande. Tra le accuse, sfioramenti, baci rubati e frasi inopportune.

Questi eventi hanno portato alla luce la necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui le università gestiscono le questioni di molestie e comportamenti inappropriati. La lotta per una nuova università in una nuova società continua.

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