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ArcelorMittal, nuova cassa integrazione per 4.000

USB: intervenga il Governo o saremo costretti a mettere in campo azioni sindacali decise

Nessuno spiraglio dall’incontro tra le organizzazioni sindacali e i vertici di ArcelorMittal tenuto nel pomeriggio di mercoledì 23. Il confronto, terminato alle 16.30, era mirato ad ottenere rassicurazioni dopo la richiesta dell’azienda di nuova cassa integrazione per altre 4000 unità, ma nulla!

L’azienda ha da un lato dichiarato di non voler utilizzare risorse economiche per i lavoratori prima dell’effettivo ingresso dell’altro socio, dall’altro, entrando in contraddizione con le recenti dichiarazioni dell’ad Lucia Morselli, ha sostenuto, sulla base del ridotto mercato dell’acciaio e della richiesta di stop della marcia di Batteria 12, l’intenzione di non far ripartire Afo 4 e Acciaieria 1 e tutte le manutenzioni centrali.

Si prospetta dunque un lungo periodo di fermo degli impianti e quindi costante ricorso alla cassa integrazione.

Alla luce di tutto ciò, la verità per noi è questa: la nuova Cigo non è altro che la prova degli esuberi strutturali che peraltro rispecchiano il primo piano industriale presentato da Arcelor Mittal, che prevedeva un massimo di 5.000 dipendenti a fronte di 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno.

Da dire inoltre che di fatto la nuova cordata ancora non si è realmente costituita; per questo riteniamo inconsistenti i discorsi su un fantomatico piano industriale, mentre gli impianti cadono a pezzi, mettendo a serio rischio la vita dei lavoratori.

Urgentissimo un intervento da parte del Governo ed una netta presa di posizione; in caso contrario l’USB non esiterà a mettere in campo azioni di lotta sindacale efficaci.

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