Anche nell’appuntamento elettorale regionale in Puglia c’è una significativa novità politica: la presenza di una lista indipendente, Puglia Pacifista e Popolare.
Una proposta politica e sociale maturata, nelle discussioni dei mesi scorsi, tra soggetti politici che hanno scelto esplicitamente una collocazione alternativa alle Destre e agli equivoci del cosiddetto Campo Largo. Una scelta di coerenza coraggiosa e controcorrente, considerata la particolare condizione politico-istituzionale della Puglia, dove il Partito Democratico (e i suoi satelliti) sono fortemente incuneati nei gangli della governance e nel complesso sistema di gestione affaristica e speculativa su cui si fonda il Laboratorio Puglia.
Incontriamo il compagno Franco De Mario, segretario regionale del PCI, che è stato tra i militanti che più si è impegnato per concretizzare la proposta unitaria della lista Puglia Pacifista Popolare con la compagna Ada Donno, candidata alla Presidenza della Regione.
Domanda: Puoi descrivere, per i lettori di Contropiano.org, le ragioni politiche e il percorso che avete animato per raggiungere l’obiettivo della lista e, soprattutto, su quali punti discriminanti avete elaborato la proposta programmatica che avanzate in Puglia?
Risposta: Durante l’intero 2025 il PCI pugliese ha contraddistinto la sua azione politica quale soggetto di ricomposizione unitaria del più vasto fronte di lotta per la pace e a sostegno della dura resistenza dal popolo palestinese contro il sionismo e l’intera narrazione filo-sionista occidentale. Il confronto fermo e il rispetto reciproco delle singole “autonomie politiche” ha retto e contrastato la reazione delle classi dominanti e delle formazioni politiche di riferimento – centrodestra e centrosinistra largamente sovrapponibili – manifestatasi con più denunce intimidatorie verso giovani studenti e universitari, con particolare accanimento verso i compagni della Rete dei comunisti e di Potere al popolo, proprio quando la lotta politica ha assunto il tema del No alla Guerra, al riarmo e al rifiuto delle pratiche di militarizzazione tra i giovani, nelle scuole, nelle università, nel corpo vivo della collettività pugliese e non solo, sottoposta alla limitazione dei diritti e dei servizi. Abbiamo esposto alla battaglia politica il vero nervo scoperto del duro scontro politico in atto: Pace, libertà e diritti sociali o Guerra di rivincita neofascista e austerità.
Il 6 agosto 2025 il Comitato Regionale del PCI Puglia pubblicava un “Manifesto per una Puglia socialista e comunista” contenente la proposta di costruzione di un vasto fronte unitario e di classe aperto a ogni ulteriore apporto, sulla base di un rigido discrimine pacifista, da opporre al sistema di potere pugliese, ampiamente infiltrato dal malaffare e dal trasformismo.
Il 28 agosto 2025 è stato redatto e reso pubblico un appello dal titolo ”La Puglia è nostra riprendiamoci il Futuro”, derivato dall’elaborazione congiunta del Pci, di Potere al popolo e di Risorgimento Socialista, con l’apporto e la sottoscrizione di diversi militanti ambientalisti, pacifisti e antifascisti e di due Case del popolo, la “Silvia Picci” di Lecce e quella di Modugno – San Paolo di Bari. Una serie di incontri ci ha condotto alla convocazione il 13 settembre 2025 di una partecipata assemblea di conferma della volontà politica unitaria raccolta nella formula: “per la creazione di una lista pacifista, socialista e popolare”. Un intenso lavoro si è infine raccolto nella condivisione, immediata, della candidatura della compagna Ada Donno alla presidenza della Giunta regionale e nelle Indicazioni programmatiche della lista Puglia pacifista e popolare che, unici in Puglia, abbiamo offerto integralmente al dibattito pubblico.
Domanda: La Puglia come altre regioni del nostro Meridione è stretta nella forbice tra processi di turistificazione selvaggia, deregolamentazione del lavoro e un modello di sviluppo fondato sul lavoro povero. Nel contempo restano irrisolte questioni centrali, come quelle del polo siderurgico a Taranto e lo sfruttamento degli immigrati in Capitanata, mentre permangono siti e hub logistico/militari legati alle politiche di interventismo bellico. Avete chiamato, non casualmente, la lista Puglia Pacifista e Popolare. Che orientamento di battaglia politica avete individuato attorno a queste contraddizioni?
Risposta: Il tentativo ambizioso che ci siamo posti è innanzitutto la determinazione a tirare fuori la Puglia dal sistema della guerra e delle pervasive relazioni con il genocidio dell’entità sionista, che pure in Puglia godono di soffuse e solide relazioni culturali ed economiche. In Puglia, regione definita negli ambiti Nato come “regione consumabile”, è operativa un’organizzazione di guerra che fa centro sulla base militare di Amendola vicino Foggia (seconda in Europa per estensione territoriale e per sistemi d’arma attivi), la base navale di Taranto, la base logistica di Brindisi e la forza di intervento San Marco, i centri radar del Tarantino, le scuole di volo di Galatina. di artiglieria meccanizzata di Trani e bersaglieri carristi di Altamura, con ampio poligono di tiro a Torre Nebbia, tutti ruotanti ai margini delle aree di conflitto della Nato. Già il solo parlarne in momenti di mobilitazione politica sarà un successo.
Denunciamo la guerra quale dato sovraordinatore di ogni altra attività sociale, di investimento produttivo, abitativo, salariale, pensionistico, a cui pure dedichiamo decine e decine di proposte concrete e possibili da parte di un governo regionale non asservito alle logiche militariste che centrosinistra e centrodestra condividono ampiamente.
Domanda: Alcuni osservatori hanno preso atto, qualcuno anche con stupore, che Rifondazione Comunista in Puglia (ma anche in altre regioni) ha deciso di collocarsi dentro il Campo Largo annullando ogni profilo autonomo ed, ovviamente, accettando le compatibilità politiche e l’intera filosofia di questa ennesima riproposizione del Centro/Sinistra. Qual è il tuo/vostro punto di vista su una scelta che è, sicuramente, foriera di conseguenze politiche di non poco conto?
Risposta:La scelta di Rifondazione Comunista, barese e pugliese, che pure rimane largamente inspiegabile anche alla luce delle ordinarie dinamiche congressuali che hanno diviso quel Partito diviso in due fazioni, in Puglia ha una lunga gestazione. Parte dalla rottura della coalizione alle elezioni amministrative 2025 del capoluogo dove – fanno fede i manifesti dei tanti convegni cittadini promossi – i dirigenti di quel Partito si tirarono indietro all’ultimo momento¸ demolendo anche dal punto di vista etico e personale una candidatura a Sindaco ampiamente caldeggiata. Allora, come oggi, il PRC chiese ospitalità di propri iscritti in una lista civica, raccogliendo con i suoi due candidati poco meno di 200 preferenze, mentre il PCI raccolse e presentò le firme necessarie a corredo di una nostra lista autonoma, collocata nel medesimo arco di forze progressiste, democratiche e socialiste. Oggi le cose sono peggiorate: il PRC ha chiesto ospitalità nella lista del M5S, sostenendo un’attivista ex 5S e un medico palestinese già più volte candidato in varie liste. Oggi impunemente sostengono la candidatura, per noi assai disdicevole, di Antonio Decaro e il suo voto europeo a favore del riarmo con Picierno & C., mentre decine di militanti, anche in forma organizzata a livello di circoli territoriali, non mancano di farci pervenire pubblicamente note, attestazioni di solidarietà e dichiarazioni di voto a favore della nostra candidata presidente. Lavoreremo dopo le elezioni a superare questa diaspora.
Domanda: Potere al Popolo, assieme a tante altre forze politiche e sociali, tra cui lo stesso PCI, nell’Assemblea Nazionale a Roma dello scorso 25 ottobre ha lanciato una discussione pubblica circa l’urgenza della necessità di costruire, nel nostro paese, un area politica indipendente che provi a rappresentare (non sul versante elettorale e nell’intera società) gli interessi dei settori popolari. Una proposta che allude alla scadenza elettorale generale del 2027 ma che – fin da ora – vuole costruire mobilitazione, lotte e organizzazione popolare indipendente nei posti di lavoro e nei territori. Che tipo di contributo può arrivare dalla Puglia verso questa prospettiva politica – anche oltre quelli che saranno i risultati di Puglia Pacifista e Popolare che dovrà fare i conti con una soglia di sbarramento blindata ed antidemocratica – alla quale, ovviamente, facciamo i migliori auguri?
Risposta: Da questa tornata di elezioni regionali tutte le formazioni politiche comuniste, socialiste e di classe possono e devono trovare elementi di analisi dei contesti specifici, critici ed autocritici, a cominciare dalla ormai conclamata insufficienza singola ad affrontare un avversario politico antidemocratico, portatore di elementi di neofascismo revanscista, a cominciare dalla demolizione della Costituzione della Repubblica antifascista. Dovremo farlo tra le nostre rispettive fila e contestualmente nei legami con i movimenti di cittadinanza consapevole e le tante associazioni di scopo, ad oggi ancora troppo rinserrate nel “particulare” del proprio ambito. Mi rifaccio alle esperienze della Campania e della Puglia, regioni di punta di un vero movimento meridionalista reattivo, ma anche all’obbligata autosufficienza delle Marche, o alla leggerezza dell’esperienza toscana, all’assenza di regioni come il Veneto. Vanno accentuate tutte le occasioni di lotta sociale e politica e sindacale, evitando polemiche da primazia. Sull’impegno a questo lavoro condiviso e di unità si potrà rappresentare un fronte di lotta e di popolo che sfida il governo sulla gestione della cosa pubblica repubblicana. Noi ci stiamo.
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