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Liberu sostiene la lotta degli insegnanti sardi

Venerdì 14 febbraio ci sarà lo sciopero generale della scuola indetto dai Cobas, con manifestazioni a Cagliari e Sassari.

La protesta va oltre le classiche rivendicazioni su salario ed agibilità sindacali, in particolare è focalizzata a contrastare il taglio degli organici del personale Ata e dei docenti nelle scuole della Sardegna. Anzi al contrario se ne richiede l’aumento, con la riduzione del numero di alunni per classe, così come si chiede che i fondi regionali non siano assegnati alle scuole private ma a quelle pubbliche, per progetti sulla lingua, storia e cultura sarda, per i trasporti, le mense e l’edilizia scolastica.
A sostegno dello sciopero anche la lotta al decreto scuola “ammazza precari”, le cui previste procedure concorsuali rischiano di generare una montagna di disoccupati anche fra quelli che lavorano da moltissimi anni nella scuola, ma sempre da precari.

Nel sostenere i lavoratori e le rivendicazioni complessive, Liberu in particolare condivide la preoccupazione espressa dal Coordinamento dei precari della scuola rispetto alle ricadute che tale impostazione avrebbe in Sardegna.

Nella nostra isola infatti i posti cattedra vacanti sono circa 5000 e il Miur chiarisce che i concorsi non saranno banditi per tutte le discipline e per tutte le regioni, ma ci sarà un maggior numero di bandi per le regioni più popolose e con un maggior numero di cattedre vacanti. In Sardegna verrà fatto un concorso su base regionale, con pochi posti a disposizione rispetto ad una esigenza molto più grande di ruoli da ricoprire.

In questa situazione, sostengono i promotori della mobilitazione, “La Sardegna si troverà ancora una volta penalizzata e si avrà pertanto un concorso su base regionale con pochi posti a disposizione rispetto ad una esigenza molto più grande di ruoli da ricoprire. A chi verranno assegnate le cattedre vacanti della Sardegna? Quasi certamente non a docenti sardi”.
Perciò “chiunque si trovi in una graduatoria di una qualsiasi regione potrà venire ad assumere un ruolo o anche una supplenza annuale in Sardegna, erodendo di fatto i posti attualmente occupati dai docenti precari sardi”.

Una situazione a nostro avviso assolutamente insostenibile, specialmente se rapportata alla disastrosa situazione economica in cui è tenuta la Sardegna e alle tante belle parole al vento sulle misure per arginare lo spopolamento.

In questo frangente ricordiamo che già da tempo anche noi ribadiamo la necessità di applicare la normativa, già utilizzata da altre regioni in cui sono presenti le cosiddette minoranze linguistiche come il Sud Tirolo e la Valle d’Aosta, che prevede un numero minore di studenti per consentire l’autonomia scolastica. Normativa da sempre disattesa dalla politica sarda, eternamente disinteressata ai diritti dei Sardi.

Liberu parteciperà alle manifestazioni di Cagliari e Sassari sostenendo la piattaforma rivendicativa che prevede “percorsi di abilitazione riservati ai precari della scuola in Sardegna sulla base delle leggi regionali che permettano di utilizzare come criterio per l’accesso ai concorsi nella Pubblica Amministrazione (PA) la residenza nell’isola per un determinato periodo di tempo prima del concorso, l’avere conseguito un titolo di studio in Sardegna, e soprattutto l’aver prestato servizio nelle scuole della Sardegna per almeno 36 mesi.”

 

 

 

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