Si è conclusa da pochi giorni la campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare Pratobello ’24.
Sono state moltissime, molte più di quanto sarebbero state sufficienti, immaginiamo che a breve si saprà il numero esatto.
Noi di Liberu abbiamo dato il nostro contributo alla raccolta sia con banchetti nostri, grazie alla generosa disponibilità di consiglieri comunali ed avvocati certificatori, sia partecipando alle iniziative di raccolta organizzate da altri.
Ma l’aspetto più importante non sta tanto nella quantità delle firme raccolte, quanto nella partecipazione che è stata in grado di sollecitare: era da molto tempo che questo non accadeva, forse dai tempi della campagna per il referendum consultivo contro il nucleare del 2011, una vera e propria mobilitazione popolare trasversale ad appartenenze politiche, classi sociali, età e tombali silenzi di alcune grandi forze politiche.
Tutto questo, nonostante neanche tanto velati inviti a stare attenti alle strumentalizzazioni delle campagne mediatiche, avvisi a non salire o scendere dai carri, ai “allora volete il carbone” o al “dove eravate prima”, di tutto di più, provenienti da livelli istituzionali e non solo.
Atteggiamenti e dichiarazioni tendenti a sminuire il movimento di popolo che si è venuto formando, spocchiosi ed un po’da puzza sotto il naso nei confronti di sardi “manipolati”, incapaci di pensiero autonomo e critico, espressi da singoli, organizzazioni e movimenti politici a cui riesce difficile capire che c’è un limite a tutto e che forse quel limite sta cominciando a non essere più spostabile in avanti. Una cosa che sarebbe comprensibile anche a loro se solo si soffermassero a leggere la nostra recentissima storia ed esaminare quanto ci è costato e cosa ci è rimasto di quando le classi politiche dominanti ci hanno convinto che, per entrare nella modernità ed essere considerati al pari degli altri, era necessario un “cambiamento culturale”.
E quindi via di scelte decise da altri e da fuori in pieno stile coloniale, industrializzazione forzata, servitù militari, cementificazione delle coste, industrie inquinanti con relativi disastri ambientali e sanitari vista le alte percentuali di tumori, scelte che in definitiva non hanno mai tenuto conto della naturale vocazione del nostro territorio, delle nostre necessità e dei nostri interessi.
Alla luce di questo è così difficile capire che la gente sia stufa, diffidente e voglia difendere la propria terra? E’così complicato capire che anche attraverso una firma si è sentita di esprimere la propria contrarietà a questa ennesima spogliazione decisionale?
Recentemente abbiamo sentito di nuovo che è necessario un “cambio culturale”.
Torra! Questa volta dalla presidente Todde!
Non vorremmo che tradotto voglia direche per stare alla nuova modernità dobbiamo soddisfare richieste avanzate dal governo italiano e dalle multinazionali dell’energia ovviamente a loro beneficio.
Abbiamo dato abbastanza nel corso degli ultimi decenni e quindi è forse arrivato il momentoin cui i sardi finalmente non si rendono più disponibili ad accettare l’ennesima imposizione coloniale solo per non farsi dire che altrimenti sono retrogradi, brutti, sporchi ed inquinatori.
Noi pensiamo che sia così, visto che abbiamo incontrato tanta gente consapevole di quello che firmava, di quello che sta succedendo ed assolutamente anche in grado di capire che intorno a questa partita ci possono essere fughe in avanti di qualcuno, pura propaganda ed interessi politici ed economici forti, ma quando se ne ha consapevolezza si è capaci di respingere anche questi.
Vedremo dopo che le firme saranno consegnate in regione se la classe politica saprà cogliere favorevolmente e dare il giusto valore ad una volontà popolare così estesa e diffusa.
Noi di Liberu, da indipendentisti e strenui difensori di questa terra, anche questa volta ci siamo schierati contro chiunque creda di poter venire in Sardegna a dettare legge e imporre le proprie decisioni contro la volontà e al di sopra degli interessi del popolo sardo.
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