Cresce a Catania, inarrestabile, la protesta sulla mala gestione governativa, nazionale e regionale, della crisi sanitaria e sociale esplosa in modo emergenziale con la pandemia del coronavirus.
Ieri è stata messa a segno un’azione simbolica da parte della rete “Sanità al collasso. Riattivare il Vittorio Emanuele”: sono state simbolicamente sostituite le targhe dei padiglioni con cartelli con la scritta “Questo potrebbe essere un Covid Hospital”.
All’interno del nosocomio sono stati attaccati anche cartelli che denunciano le carenze nella Sanità pubblica locale di posti letto e personale medico. Bersaglio principale della crescente protesta è l’Assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, che nello scorso marzo aveva dichiarato attraverso la stampa di essere impegnato al ripristino di almeno uno dei 4 ospedali catanesi in disuso.
“A Catania sono ben 4 gli ospedali che negli scorsi anni sono stati dismessi o radicalmente depotenziati: Ferrarotto, Santa Marta, Santo Bambino e proprio il Vittorio Emanuele” – dichiara Sara, nome di fantasia perché teme di avere problemi per il suo posto di lavoro.
“A Catania” – continua Sara – “una palazzina dell’ex Ospedale Vittorio Emanuele sembrava essere la scelta favorita, infatti, la struttura non si è deteriorata dopo la chiusura e ha stanza dotate di ossigeno e una sala operatoria ancora sfruttabile anche come terapia intensiva”.
Ad amplificare le dichiarazioni di Sara gli organizzatori della rete “Sanità al collasso. Riattivare il Vittorio Emanuele” : “E’ il momento di schierarsi concretamente al fianco di tutti noi operatori e operatrici sanitari che da tempo ormai denunciamo una pessima gestione del Sistema Sanitario e che chiediamo interventi senza essere ascoltati.”
“Abbiamo indetto – concludono – una fiaccolata per domenica 22, alle ore 18, davanti all’ingresso centrale dell’OVE, per ripristinare alcuni concetti chiave: rinforzare la Sanità pubblica, renderla sempre più accessibile e vicina alle persone, fermare lo smantellamento del sistema sanitario e le continue privatizzazioni. e per riattivare gli ospedali in disuso.”
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