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Palermo. Parlare di Ucraina a scuola? Mai da soli…

“Siamo in una democrazia, mica come in Russia…” Concetto sparato da tutti i media tutti i giorni, ma ogni pensiero che non sia preventivamente “allineato” con quello governativo (europeo-Nato) non deve neanche poter circolare.

La riprova viene da Palermo, dove in un istituto superiore di Palermo la preside ha pensato bene di vietare un dibattito interno, tra gli studenti, sulla guerra in Ucraina.

La cosa “divertente” è che la dirigente avrebbe esplicitamente motivato il divieto con “il rischio che durante il dibattito escano punti di vista politici ‘di parte'”.

Quale parte non è stato detto, ma non ci vuole molto a capire che si teme qualsiasi opinione diversa da quella ufficiale.Tanto è vero che la preside ha chiamato la Digos per rendere effettivo il suo divieto. Ottenendo, ovviamente, il risultato opposto: quello di politicizzare al massimo la discussione tra gli studenti. Se non vuoi che io discuta di una cosa, vuole dire che c’è davvero qualcosa da capire…

Gli studenti si sono giustamente incazzati, e la notizia è finalmente uscita anche sull’agenzia Ansa. Che qui vi riportiamo.

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Questa mattina gli studenti dell’istituto d’istruzione superiore statale Pio La Torre, in via Nina Siciliana, a Palermo, si sono rifiutati di entrare in classe, riunendosi nel cortile esterno della scuola.

Sono in blocco didattico perché nei giorni precedenti il collettivo autonomo aveva richiesto alla Preside la possibilità di svolgere in presenza un dibattito sulla guerra in Ucraina.

Spazio che è stato negato con la richiesta della dirigente di svolgere il momento di confronto all’interno delle singole classi o durante l’assemblea di istituto, che si svolge però in modalità telematica. La dirigente – dicono gli studenti – ha detto che l’iniziativa è stata negata perché c’è il rischio che durante il dibattito escano punti di vista politici “di parte”. Questa mattina è cominciata la protesta.

Inizialmente la dirigente sembrava disponibile a ritrattare, salvo poi chiedere l’intervento della Digos per disperdere i ragazzi, dicono gli studenti.

«Quello che è successo stamattina a scuola nostra è gravissimo – dice Flavio La Bruna, portavoce del Collettivo autonomo Pio La Torre – Di fronte alle richieste legittime degli studenti, l’istituzione scolastica risponde con la polizia. Quello che sta succedendo in Ucraina ha destato l’attenzione di tutti, e naturalmente anche di noi studenti.
Vogliamo parlarne, confrontarci tra di noi, con l’aiuto di docenti ed esperti, per riuscire ad orientarci meglio e sviluppare un nostro punto di vista sulla guerra.

Vogliamo farlo all’interno della scuola, perché per noi la formazione non passa solo per lo studio della storia, della geometria e delle altre materie ordinarie. La scuola ha un valore se riesce anche a fornire agli studenti strumenti per comprendere e mettere a critica quello che succede intorno a noi».

L’arrivo della polizia non ha però interrotto la protesta che prosegue, fanno sapere gli studenti, fino a quando non verrà pubblicata una circolare che attesti l’autorizzazione a svolgere il dibattito in presenza.

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