L’ Azienda Ospedaliera Universitaria “G. Martino” di Messina, punto di riferimento per la città e provincia, ma anche per chi arriva da fuori comune, è da tempo ridotta al più misero ospedale della città.
Carenza di personale, fondi prosciugati, strutture fatiscenti e pericolanti, presidi precari e di scarsa qualità. un pronto soccorso generale che è in attesa di essere ristrutturato ma che da tempo è ospitato in un luogo privo di sicurezza, e che in questa pandemia ha visto il personale gestire situazioni degni di un film fantozziano, come quello di portare i pazienti in barella per corridoi angusti, per eseguire degli accertamenti col pericolo di cadute e infortuni.
Nonostante la carenza di personale cronica e ora più accentuata perché dimezzata dal covid, si continuano ad aprire reparti senza prevedere assunzioni, e il personale precario assunto per l’emergenza covid, sarà licenziato l’ 1 luglio.
L’azienda sopperisce a queste carenze spostando da un reparto ad un altro con ordini di servizio che trattano i dipendenti come pedine di una scacchiera. Come una coperta tirata da un lato e che diventa corta dall’altro lato.
Il personale ha il più alto indice di stress lavoro correlato, si sente come un limone spremuto ma che non ha più succo da dare.
Straordinari non pagati, reparti con un solo infermiere in turno che deve gestire i pazienti senza neanche il medico di notte e nei festivi, ferie negate, avanzamento economico bloccato.
Questo è quello che chi lavora in questa azienda ospedaliera deve subire.
In tutto questo il dipendente deve pagare un tributo mensile per poter parcheggiare la propria auto ma rischia una multa di 90 euro e il prelevamento coatto dell’auto se per dare il cambio, non trovando parcheggio, mette il proprio automezzo fuori dagli stalli predisposti.
Invece di assunzioni questa amministrazione sta inoltre predisponendo concorsi per posizioni organizzativi. Dà a pochi i soldi di un fondo che potrebbe essere distribuito a tutti i lavoratori e le lavoratrici.
L’USB Sanità Messina a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici per impedire tutto questo.
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