Mercoledì 14 giugno l’Unione Sindacale di Base ha dato vita, in diverse città italiane, ad una giornata per denunciare la privatizzazione della sanità pubblica che determina i costi alti delle prestazioni per curarsi.
A Catania si è svolto un presidio davanti alla sede dell’ASP, che ha visto anche la partecipazione di rappresentanti di Potere al Popolo, del Pcl, del Csp “Graziella Giuffrida” e di Disoccupazione Zero.
Non pochi cittadini, che raggiungevano l’ASP per visite e controlli, si sono fermati davanti allo striscione dell’USB che “gridava” hanno cancellato il diritto alla salute, per raccontare le loro disavventure con il servizio sanitario e il frequente ricorso alla sanità privata.
Un disabile, accompagnato dalla moglie, in attesa da quasi un anno di certificazioni che gli permettano di potersi curare, ha evidenziato che “il governo Meloni con una recente legge praticamente preclude, a noi malati cronici che siamo anche disabili, la sanità pubblica. O vado nei centri privati, oppure pozzu moriri”.
Intanto, mentre Meloni continua a massacrare la Sanità pubblica, un massacro che riguarda anche le condizioni lavorative e retributive delle stesse lavoratrici e degli stessi lavoratori del comparto Sanità, in molte parti d’Italia si vanno moltiplicando le mobilitazioni locali di comitati e associazioni che manifestano per difendere un presidio sanitario, salvare un ospedale pubblico a rischio chiusura, chiedere la riapertura di reparti soppressi – a Catania in pochi anni sono stati chiusi 5 ospedali e un Pronto soccorso Pediatrico – denunciare la cronica carenza di personale e i tempi indecenti delle liste di attesa, soprattutto se confrontati con i tempi assai più celeri dell’intramoenia.
La mobilitazione catanese si è sciolta con la proposta di dare vita in città ad un Comitato per la difesa della Sanità pubblica.
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