Circa 3000 persone hanno dato vita sabato pomeriggio a Firenze ad un lungo corteo, che con determinazione ha attraversato il centro cittadino, da piazza Santa Maria Novella a piazza Santa Maria Novella, in solidarietà con gli 86 compagni del movimento fiorentino vittime di una dura repressione, con la richiesta di condanna avanzata dal Pm Coletta del tribunale di Firenze lo scorso 21 marzo, per un totale di 71 anni e 9 mesi di carcere, per le manifestazioni studentesche e antifasciste tra il novembre 2010 e il maggio 2011.
Provvedimenti che in Toscana si affiancano, mostrando il medesimo approccio che mira a identificare la conflittualità sociale, politica e sindacale con la criminalità comune, alla sentenza emessa contro il movimento livornese nel novembre 2015 (un totale di 34 anni di carcere per 24 compagni) e ai cinque avvisi di Daspo per altrettanti attivisti pisani che parteciparono alla mobilitazione antileghista del 14 novembre scorso, ma più in generale in un clima che vede, nel nostro paese come in tutta Europa, una repressione sempre più feroce contro ogni manifestazione di conflittualità sociale, sindacale, studentesca, dei movimenti contro la guerra e contro le basi militari. Attraverso condanne, arresti domiciliari, fogli di via e sanzioni vengono colpiti esponenti del sindacalismo e di movimenti e organizzazioni politiche di classe, mentre uno dopo l’altro vengono chiuse e sgomberate le loro sedi e i loro spazi di aggregazione.
Presenti alla mobilitazione non solo numerose realtà politiche e di movimento della sinistra rivoluzionaria, il sindacalismo di classe e varie associazioni e comitati cittadini e regionali, ma anche molti compagni provenienti da altre zone del paese: dalla Val Susa, da Bologna, da Padova, da Torino.
Il corteo di sabato pomeriggio ha, con le parole d’ordine e gli slogan scanditi, ben evidenziato la dimensione generale, di portata europea, entro la quale si inserisce l’operazione repressiva che ha colpito i militanti fiorentini, e il legame indissolubile tra la repressione come elemento della “guerra interna”, e la “guerra esterna”, la proiezione bellicistica del polo imperialista europeo, che non esita ad impiegare per i suoi fini le bande naziste in Ucraina o in Grecia. A fronte del fatto che la strategia repressiva, così come i provvedimenti di carattere economico e politico che stanno attaccando in modo senza precedenti le condizioni di vita, i diritti e le libertà di decine di milioni di persone nel nostro continente, sono emanazione diretta della Trojka e dei centri direzionali del polo imperialista europeo, è indispensabile mettere in campo una opposizione che, nel manifestare solidarietà attiva con le vittime della repressione, si collochi all’altezza dell’attacco che ci viene portato dal nemico di classe, intraprendendo un processo di unificazione delle specifiche lotte e vertenze, locali e nazionali, che individui la sua parola d’ordine nella rottura dell’Unione Europea.
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