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Con i lavoratori Piaggio nello sciopero internazionalista

DEL 23 FEBBRAIO AL FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE

Su richiesta dei sindacati palestinesi afferenti alla Federazione Sindacale Mondiale, venerdì 23 febbraio l’Unione Sindacale di Base e altri sindacati di classe promuovono in tutto il paese una serie di scioperi. Sui nostri territori saranno i lavoratori della Piaggio, guidati dall’USB, a raccogliere l’indicazione bloccando la fabbrica e promuovendo un presidio informativo di fronte all’azienda.

Uno sciopero di carattere politico ed internazionalista, che assume in questo frangente storico una forte connotazione antimperialista ed anticoloniale, essendo Israele la perfetta sintesi di avamposto imperialista e coloniale incistato in terra di Palestina per dominare con la forza bruta tutto il Medio Oriente.

L’inaudita ferocia dei sionisti di questi mesi contro l’inerme popolazione di Gaza e’ direttamente proporzionale al declino occidentale, soprattutto di fronte alla risposta su scala regionale delle forze della Resistenza, che sta dando filo da torcere a Israele e ai suoi alleati.

L’operazione “Diluvio di Al-Aqsa” condotta dalla Resistenza palestinese il 7 ottobre ‘23 ha reso evidente che non ci può essere la pace in Medio-Oriente senza il soddisfacimento delle storiche rivendicazioni palestinesi, mettendo nel contempo a nudo la natura genocida di Israele.

Se le sorti del sionismo sono legate da sempre al blocco euro-atlantico, è necessario collocare il significato politico della azione palestinese nell’attuale fase storica, all’interno di un conflitto più ampio e su scala regionale, in cui si intrecciano il crepuscolo dell’egemonia occidentale e l’affermazione di un mondo multipolare, in un quadro di tendenza alla guerra e di incapacità  di risolvere diplomaticamente i conflitti. 

Questo accade in una regione in cui l’egemonia occidentale è stata messa in discussione da potenze regionali – come l’Iran – , dall’arco della Resistenza della cosiddetta Mezzaluna sciita, e da attori geo-politici globali come la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, che in un certo senso guidano il riscatto del Sud Globale verso un mondo multipolare. 

Anche paesi che erano pedine dell’egemonia occidentale come la Turchia – membro della NATO – e l’Arabia Saudita disegnano il proprio modello di sviluppo e le relazioni diplomatiche in maniera più sganciata dai piani statunitensi.

Il genocidio in atto non mette solo sotto processo l’operato di Israele ma le sue complicità occidentali, costituendo un pugno nello stomaco per coloro che si sono eretti portavoce e paladini dei “diritti umani”, che oggi invece sostengono il genocidio, come il governo Meloni e la finta “opposizione” del PD

I lavoratori più coscienti devono trarre importanti insegnamenti da ciò che sta accadendo in terra di Palestina, in Medio Oriente ma anche in Ucraina. L’imperialismo occidentale in crisi sta portando il mondo sull’orlo della guerra, contro i paesi e i popoli che si ribellano. Le risorse per queste guerre le tolgono ai salari e a tutto il sistema di welfare, attraverso una “guerra interna” contro i ceti popolari.

I palestinesi ci insegnano che è possibile alzare la testa e resistere anche nelle peggiori condizioni. Dobbiamo raccogliere questo insegnamento ed utilizzarlo contro i comuni nemici, che sono i padroni, gli imperialisti e i governi al loro servizio.

E’ il momento di trasformare la rabbia contro la ferocia sionista, contro le politiche di guerra guerreggiata e sociale del governo Meloni e dell’Unione Europea in una grande manifestazione nazionale a Roma. La Rete dei Comunisti nei prossimi mesi contribuirà alla realizzazione di questo importante obiettivo politico.

Con la Resistenza palestinese, sino alla vittoria!

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