Oggi venerdì 23 febbraio ci sarà il corteo in solidarietà della Palestina dalle 17:00 con partenza in piazza San Domenico con ritrovo finale in piazza Tolomei.
Il Comitato studentə e cittadinə per la Palestina ha iniziato a riunirsi all’indomani del 7 Ottobre, mentre l’entità sionista stava preparando la criminale invasione di Gaza.
Fin da subito ci siamo resi conto di come i fatti sotto i nostri occhi andassero inquadrati in un contesto storico e politico più ampio: la lettura storica non può prescindere dai 105 anni di colonialismo, occupazione, massacri e oppressione del popolo palestinese.
Una situazione ratificata al livello della giurisdizione internazionale quando nel 1947 l’assemblea generale dell’ONU sancì la creazione di uno “Stato Ebraico” che nel 1948 si proclamò “Stato di Israele”, di fatto giustificando le violenze coloniali che il movimento sionista aveva praticato nei confronti del popolo palestinese nei 30 anni precedenti.
Dal ’48 ad oggi tutte le risoluzioni dell’ONU sono state puntualmente e scientemente disattese da “Israele” con l’indispensabile complicità degli USA e degli alleati europei. In questa situazione risulta fondamentale denunciare in modo fermo e combattere la responsabilità del governo italiano, dell’Unione Europea e della Nato in quello che si dimostra essere il genocidio del popolo Palestinese a Gaza e in Cisgiordania.
Le conseguenze della politica criminale e imperialista che ha giustificato e sostenuto la violenza coloniale sionista si stanno vedendo in tutto il Medio Oriente: gli attacchi allo Yemen, l’unico paese che si è affiacanto al popolo plaestinese contro il genocidio sequestrando le navi sioniste di passaggio nel Mar Rosso e mettendo in crisi il commercio globale; i bombardamenti in Libano e Siria e gli scontri tra Iran e Pakistan si inseriscono in modo preoccupante in un mondo già provato dal conflitto in Ucraina.
Le conseguenze delle scelte politiche di USA, UE e governo italiano sono pagate anche da tutti quelli che in Italia vivono e lavorano: il carovita legato ad inflazione e speculazione sta mettendo in ginocchio sempre più cittadini.
L’aumento delle spese militari e la missione navale europea a guida italiana ASPIDES nel Mar Rosso si muovono nella direzione opposta rispetto alla liberazione della Palestina dall’occupazione sionista. La pace non sarà possibile finché il popolo palestinese non avrà la possibilità di vivere e autodeterminarsi nella propria terra, dalle rive del fiume Giordano fino a quelle del Mar mediterraneo.
Ogni atteggiamento di equidistanza che cerca di porre sullo stesso piano la società “civile” sionista e la società civile palestinese, come ogni atteggiamento che mira alla creazione di due stati sul territorio palestinese, non fanno altro che disconoscere e mistificare le azioni di decolonizzazione portate avanti dalla resistenza palestinese.
È necessario, invece, sostenerla contro l’occupazione sionista, in quanto è impossibile pretendere coesistenza pacifica tra colonizzatore e colonizzato, soprattutto quando il primo è lasciato libero di rifarsi sul popolo palestinese, sfruttandolo e opprimendolo.
Il genocidio nella Striscia di Gaza va fermato immediatamente. Dopo 127 giorni sono più di 35000 le persone palestinesi uccise, tra le quali soprattutto bambini e civili, e questo numero è in doloroso costante aumento giorno dopo giorno. L’esercito sionista, incapace di combattere la resistenza palestinese nonostante l’immensa asimmetria di potere, bombarda perlopiù blocchi residenziali, centri profughi, scuole, ospedali, luoghi di culto e siti storici.
La propaganda di questo blocco euroatlantico, unilaterale, è quotidianamente elargita “a reti unificate” nei mass-media nazionali a copertura e difesa del genocidio del popolo palestinese operato dall’entità sionista. Questo utilizzo degli strumenti mediatici ha un ruolo preciso e specifico nelle guerre asimmetriche che caratterizzano questa fase di scontro internazionale.
La lotta si muove quindi anche sul piano dell’informazione e pertanto diventa impellente smascherare narrazioni mistificatorie e chiarire il significato di concetti fondamentali che vengono usati in modo improprio. Ad esempio, equiparare antisemitismo e antisionismo decontestualizza il colonialismo sionista e la lotta decoloniale riducendoli ad un antagonismo tra palestinesi ed ebrei.
E ancora, equiparare lo “stato di Israele” a tutta la popolazione ebraica del mondo è una distorsione che permette di giustificare la repressione di tuttə coloro che, lottando contro il sionismo e per la liberazione della Palestina, vengono individuati come gli attori di discriminazione antisemita.
Il Comitato rigetta assolutamente ogni possibile accusa di antisemitismo: la memoria storica della Shoah ci deve essere da monito per far sì che le atrocità del passato non si ripetano nel presente. Praticare la memoria ci impedisce di voltare la testa di fronte alla violenza indiscriminata che si sta scagliando sulla Striscia di Gaza e in Cisgiordania, di rimanere indifferenti di fronte al colonialismo israeliano e di fronte le guerre imperialiste, mentre ci stimola ad unirci per la liberazione di ogni popolo oppresso.
L’applicazione pratica di questi ragionamenti, nei limiti delle nostre capacità, è e sarà rappresentata dalle azioni del Comitato che ad oggi si pone gli obiettivi di: Promuovere mobilitazioni ed iniziative in sostegno della resistenza palestinese, per il ritiro dell’esercito sionista dalla striscia di Gaza, e la fine dell’occupazione coloniale dei territori palestinesi. Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione umanitaria e le responsabilità storiche e politiche che l’hanno determinata. Denunciare e chiedere l’immediata cessazione di ogni accordo politico, militare, economico o di ricerca con “Israele” nonché la cessazione di ogni rapporto tra università italiane e le università sioniste, tra università italiane e il complesso militare-industriale, nel rispetto della tutela də lavoratorə coinvoltə. Sostenere economicamente la popolazione Gazawi, raccogliendo ed inviando fondi attraverso canali sicuri e verificati.
Promuovere e sostenere il boicottaggio e l’isolamento dello stato sionista, strumento che si è rivelato centrale nella lotta all’apartheid sudafricano, aderendo alle linee guida del movimento BDS internazionale e della sua sezione italiana.
Nessuna pace sotto occupazione. Nessuna pace senza giustizia. Nessuna pace senza Liberazione.
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