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Veneto. Anche la Fiom ora chiede: “sospendere le attività produttive non essenziali”

Ma non proclama lo sciopero…

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Mentre tutti sono costretti a restare a casa, gli unici a dover uscire sono i lavoratori.

Martedì scorso il Sindaco di Milano spiegava al mondo che, in base al controllo delle celle telefoniche, oltre il 40% dei cittadini lombardi si spostava a più di 300 metri da casa. Non ci sono dubbi che analoga cosa stia succedendo anche in Veneto. Non serve un acuto osservatore per capire che non sono le passeggiate che determinano questo, ma sono i tanti lavoratori che ogni giorno si recano al lavoro.

Nel bel mezzo dell’infuriare del contagio, mentre di giorno in giorno si moltiplicano i casi di cittadini affetti dal coronavirus, in una giornata in cui si tocca il picco di 650 persone decedute, mentre anche in Veneto molti lavoratori risultano positivi al virus, il Governo vara l’ennesima “stretta” che va a proibire le passeggiate e le corsette. Si chiudono i parchi e l’esercito sorveglia le strade e le piazze, mentre volano i droni per controllare gli spostamenti, eppure le attività lavorative non necessarie continuano.

La Fiom Cgil, i suoi funzionari e soprattutto i suoi delegati (a cui va il mio più sentito ringraziamento) con passione e impegno hanno svolto un ruolo importantissimo: fabbrica per fabbrica hanno sostenuto la necessità della messa in sicurezza dei lavoratori, contrattando la sospensione e la riduzione delle attività, il rispetto delle norme stabilite dal protocollo, ricorrendo dove necessario anche allo sciopero per rivendicare il diritto primario alla sicurezza. In pochi giorni la contrattazione ha riguardato quasi 50.000 lavoratori nella regione.

Eppure, ancora non basta, anche in Veneto il contagio continua e si moltiplica in maniera esponenziale.

Dopo le giuste misure intraprese dal Governo sugli ammortizzatori sociali, sui congedi e sugli aiuti al lavoro adesso bisogna sospendere tutte le attività non necessarie: DIFENDIAMO I LAVORATORI, NON ESPONIAMOLI OLTRE AL CONTAGIO!

Sappiamo benissimo che non è una scelta facile. Ancora non si conoscono le dimensioni e la durata della crisi che in queste ore si sta scatenando: sono centinaia e centinaia in tutto il Veneto le richieste di cassa integrazione e il dubbio concreto è se, come e quando riprenderanno il lavoro; eppure non c’è altro tempo da perdere; l’unica misura di salvaguardia vera della salute dei lavoratori è la fermata.

Serve coraggio, ma non ci sono alternative, se si vuole battere questa calamità, bisogna sospendere tutte le attività non essenziali.

 21 Marzo 2020                          

Per la segreteria Fiom Cgil Veneto

   Antonio Silvestri

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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