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L’invasione

Berlusconi oggi lascia la presidenza del consiglio. Domani sera Napolitano darà l'incarico a Mario Monti, dopo rapide “consultazioni” mattutine.

Come si inquadra la nuova situazione politica per i prossimi mesi o anni? Possiamo continuare a ragionare politicamente come qualche giorno fa?

Ci tocca usare un'immagine forte, per farci capire, altrimenti si continua a girare intorno al problema, a non vedere la “lettera scomparsa” che sta davanti ai nostri occhi.

La diciamo così: siamo stati invasi dalle forze di una coalizione molto potente.

Non è un'invasione fatta con i carri armati, ma con le squadre di ispettori della troika (Ue, Fmi, Bce). Sono venuti per cambiare la struttura di questo paese e resteranno tutto il tempo necessario (Van Rompuy è stato chiaro). Forse per sempre. L'immagine dei “commissari” che bloccano la presentazione in aula del maxi-emendamento, per controllare fino all'ultimo istante che contenga soltanto quello che loro avevano deciso, dà la misura del “dominio pieno” che gli invasori hanno subito preso a esercitare. Non servono nuove elezioni; il "programma politico" c'è, il personale per realizzarlo pure. La democrazia può attendere. Anzi, deve. Per quanto tempo? Non si sa, ma va bene così, state tranquilli, "siamo venuti in pace" (ricordate Mars Attack?).

Le armi di distruzione di massa utilizzate consistono in alcune centinaia di miliardi di dollari che colpiscono con chirurgica precisione i paesi da conquistare. Se qualche leadership locale (tribale?) non capisce rapidamente la nuova aria che tira, aprono un fuoco devastante. Mediaset martedì ha perso in borsa il 12% in poche ore, mentre lo spread tra Btp e Bund volava a 575 punti: Berlusconi ha dovuto uscire dal bunker alzando le mani e provando a contrattare un ruolo meno importante, ma di rilievo. Gli faranno sapere, per ora era sufficiente che abbandonasse la sala di comando.

La nostra provincia deve imparare un'altra lingua economica e dimenticare la precedente, peraltro molto balbuziente, in modo da non mettere a rischio una costruzione (la moneta unica e l'Unione europea) che non riesce più ad avanzare, ma non può nemmeno arretrare. Il crollo di questo edificio è dietro l'angolo. A Londra i bookmaker accettano scommesse e le quotazioni hanno subito un ridimensionamento solo dopo la discesa di Monti dal cielo della Trilaterale.

Siamo stati invasi e non abbiamo più alcuna autonomia in materia economica, così come non l'avevamo più in campo militare. Non sono venuti per “risolvere la crisi” – non hanno nemmeno loro la minima idea su come fare – ma per rendere questi 60 milioni di scriteriati (oltre ai milioni di greci, portoghesi, spagnoli, irlandesi; domani probabilmente anche i francesi) sudditi di uno Stato che non ha articolazione di rappresentanza politica, ma soltanto centri decisionali operativi e "enti locali" incaricati dell'ordine pubblico o della raccolta delle tasse.

Serviremo a salvare il sistema finanziario continentale. Non tutto, come ha deciso l'European Banking Authority: soltanto la parte più interconnessa con il “sistema bancario ombra” nato insieme all'”industria” dei derivati. Sostanzialmente le banche tedesche e inglesi, forse qualche francese. Oltre alle statunitensi.

Siamo stati invasi e non abbiamo più alcuna autonomia politica. Non tutti i nostri cari fanfaroni che popolano i talk show dopo una giornata alla bouvette l'hanno capito bene. Qualcuno scalpita, qualcuno fa finta di scalciare. Tutti stanno rapidamente chinando la testa.

Berlusconi vorrebbe mantenere la golden share e appoggerà il nuovo esecutivo coltivando la speranza di potersene liberare presto e tornare in sella, dopo un anno di macelleria sociale addebitabile agli “stranieri” anche se realizzata con i suoi voti. Ha l'incognita di un “partito” di mezze figure e di portaborse, che si sta squagliando come il suo blocco sociale (che dovrà subire una “tosatura” fiscale pesante, a partire dalla patrimoniale e passando per un contrasto dell'evasione con “criteri tedeschi”). Navigherà a vista, pronto a cogliere le occasioni. Altrimenti si limiterà a cercare di salvare le proprie aziende.

Bersani deve rinunciare a una vittoria elettorale ormai pronta sul piatto. E' un uomo finito, così come il Pd, aggregato informe senza centro motore. Porterà voti e un sindacato (la Cgil) in ostaggio, in nome del "senso di responsabilità nazionale" proprio quando i residui di nazionalismo vengono sepppelliti senza tante cerimonie.

Il “terzo polo” conosce la linea operativa che scende dalle “istituzioni sovranazionali” e si dispone a rappresentare quel “superamento del bipolarismo” ritenuto necessario per garantire scelte rapide, senza le lungaggini della dialettica parlamentare, delle lusinghe verso gli elettori e del confronto con le parti sociali. Raccoglierà i profughi del Pdl e del Pd, già pronti con le valigie. Resteranno fuori solo qualche ex fascista e qualche ex socialista, di nuovo insieme come un secolo fa o quasi, ma nella discesa agli inferi.

I populisti minori sbraitano come sempre, ma con voce molto più bassa. L'invasore li guarda e soppesa. Se vogliono sopravvivere hanno poche scelte. La Lega si riposizionerà all'opposizione per ricostruirsi una verginità dopo la devastazione dell'abbraccio col Cavaliere. Di Pietro ha già intuito e si limiterà a giostrarsi uno spazio parlando (parlando e basta) dei “poveri cristi che pagano per tutti”. Vendola – altro uomo finito – farà altrettanto, sperando che non si tratti di una fase molto lunga.

La piccola folla dei telepredicatori alla Grillo o alla Travaglio non avranno più nulla da dire per molto tempo. Sta per chiudere l'era degi scandali un tanto al chilo, tra mutande smarrite e subappalti mafiosetti, tra un Lavitola e una Ruby. Oltretutto, gli invasori sono abituati a fare loro le intercettazioni, non accetteranno avvenga l'opposto.  Gli invasori portano una “legalità” nuova e sono abituati a rispettarla molto più dei telepredicatori stessi. Non rimpiangeremo la loro breve, ma altamente inquinante, stagione.

Siamo stati invasi e c'è una Resistenza da creare. Praticamente dal nulla, comunque dal molto poco che è sopravvissuto alla devastazione del bertinottismo (sintetizziamolo: “si parla come in Chiapas per ciapare una poltrona in Italia”). Sappiamo per certo soltanto che questa Resistenza avrà senso solo se assumerà la dimensione almeno continentale come suo orizzonte geografico minimo. Soltanto se proverà fin da subito a organizzare la protesta, le lotte, i bisogni di quanti – la stragrande maggioranza della popolazione – verranno chiamati a pagare un prezzo mortale per il “salvataggio del sistema bancario”. Sappiamo, grazie alla Storia, che questa Resistenza potrà iniziare a prendere forma stabile soltanto se ogni avamposto ora isolato – e orgoglioso della propria solitudine vissuta come autonomia – si disporrà rapidamente a “cedere sovranità” in favore di uno spazio politico comune. Ora.

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2 Commenti


  • Kigen

    Condivido in toto. Il Fondo Monetario Internazionale nel 1987 fece fuori il premier del Burkina Faso, il compagno Thomas Sankara, perchè si opponeva ai ricatti e alla svendita del paese. Il tempo è passato ma forse qualcuno ha dimenticato che le questioni in ballo sono le stesse.

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