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Stipendi troppo bassi. Sindacalista si barrica nel Comune

Barricato per più di due ore in una stanza del Comune, chiuso al quinto piano per protestare contro gli stipendi troppo bassi e gli eccessivi orari di lavoro della Sogea. Dai tetti delle fabbriche agli uffici degli enti locali, la crisi economica e le difficoltà lavorative attraversano l’Italia. Questa sera è toccato alla “benestante” Reggio Emilia fare da sfondo al singolare gesto dimostrativo di un sindacalista dell’azienda che gestisce in subappalto diverse linee del trasporto pubblico locale.
Alberto Brescia aveva preso parte nel tardo pomeriggio ad una commissione consiliare per fare il punto sui problemi sollevati dagli autisti della Sogea, di cui l’uomo è responsabile per la sicurezza. Da mesi ormai chiedono l’aumento dello stipendio e la riduzione degli orari di lavoro. Una riunione dai toni accesi, alla quale erano presenti anche alcuni consiglieri comunali e i rappresentanti dell’azienda, tra cui l’amministratore delegato Roberto Romanelli.
Quando l’assessore alla Mobilità, Paolo Gandolfi, ha rivendicato l’impegno del comune per migliorare la situazione, Brescia gli aveva intimato di «rispettare tutti i presenti». Schermaglie dialettiche che non lasciavano presagire le intenzioni del sindacalista, in prima fila nella lotta dei lavoratori Sogea. Anche questa sera, infatti, le rsu hanno ripetuto le accuse nei confronti dell’azienda, che a loro dire avrebbe compiuto «varie irregolarità sanzionate dalla Direzione provinciale del lavoro e accertate dall’Asl». E sono tornati a rivendicare un orario di lavoro e una paga in linea con la legge. Due questioni che neppure la riunione di stasera ha risolto.
Così Brescia, mentre i consiglieri comunali si apprestavano a lasciare il Comune, si è chiuso a chiave nella sala caldaie, vicino all’ufficio in cui si era svolta la riunione. E ha minacciato di rimanere lì fino a quando il Comune non si fosse impegnato con uno scritto a risolvere il problema degli autisti Sogea. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e la polizia municipale. Ma a convincere Brescia, dopo oltre due ore, ad aprire la porta sono stati i consiglieri comunali.

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