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Turchia: in carcere bambini, musicisti ed ex deputati curdi

Ieri in Turchia si è celebrata la Giornata Nazionale dei bambini ma il diciasettenne V.Ç. non ha nulla da festeggiare. Il ragazzo curdo, che da 4 mesi si trova nel carcere minorile di Pozantı, sta vivendo con l’angoscia di trascorrere i prossimi 47 anni della sua vita in carcere. Racconta l’agenzia di stampa Firat News che V.Ç. è stato arrestato l’8 gennaio a Mersin con l’accusa di aver partecipato a una manifestazione di protesta contro le operazioni militari realizzate dal governo turco. Contro di lui accuse pretestuose e sproporzionate: “favoreggiamento di un’organizzazione terroristica”, “partecipazione a una manifestazione illegale “, “diffusione di propaganda per conto di un’organizzazione terroristica”, “resistenza alle forze di sicurezza” e “non aver obbedito all’ordine di dispersione della folla”. Reati gravissimi. Contro il ragazzo hanno testimoniato alcuni funzionari di polizia e dei testimoni rimasti opportunamente anonimi. V.Ç. è stato inoltre accusato di aver cantato slogan in carcere durante la protesta del 15 febbraio – quando centinaia di prigionieri politici hanno iniziato uno sciopero della fame di massa – ed in occasione delle celebrazioni del Newroz, il capodanno zoroastriano che per il popolo curdo rappresenta una sorta di festa nazionale. 

Il padre del ragazzo e le associazioni che difendono i diritti umani hanno da subito chiesto l’immediata liberazione dell’adolescente denunciando il suo arresto illegale. 
Nei giorni scorsi, l’organizzazione di massa curda KCK ha invitato tutti i bambini del Kurdistan a protestare e boicottare la festa celebrata ieri dallo Stato turco perchè ipocrita.
La dichiarazione del KCK, sottolinea che ai figli del Kurdistan non è nemmeno concesso parlare nella propria lingua madre. “Essere bambini in Kurdistan vuol dire vivere  costantementesotto sotto la minaccia dei proiettili, delle bombe e dei carri armati, essere sottoposti ad abusi in carcere, lavorare nei campi di cotone per un tozzo di pane, essere abbandonati in orfanotrofio, essere discriminati, testimoni delle torture subite dai genitori, rimanere affamati, senzatetto e privati del futuro. Siamo testimoni della vita dei bambini curdi. Si tratta di una realtà che non può e non deve essere nascosta in alcun modo” è scritto nel messaggio.
Intanto la macchina repressiva dello stato turco contro i curdi non sembra fermarsi mai.
Nei giorni scorsi Il musicista kurdo, Seyithan Karatas, è stato condannato a nove anni e mezzo di prigione per essersi esibito durante un comizio elettorale a Karayazı il 2 giugno del 2011. L’accusa nei suoi confronti era di aver aver cantato nella sua lingua e di aver usato termini ‘proibiti’ come ‘curdo’ e ‘kurdistan’, e per questo è stato condannato in quanto ritenuto un “membro di un’organizzazione illegale” e per “produzione di propaganda dell’organizzazione illegale”. Karatas, che era già stato in carcere per nove mesi, ha denunciato l’assurdità di una sentenza che punisce l’uso di termini che vengono usati normalmente in un canale tv statale turco in lingua curda, TRT6.
Anche l’ex Parlamentare del BDP – il Partito della Pace e della Democrazia – Fatma Kurtalan, già detenuta in isolamento dallo scorso gennaio nel carcere di Bakirköy, è stata nuovamente condannata a dieci mesi di pena in relazione ad inchieste precedentemente apertecontro di lei. La dirigente politica curda ha dichiarato che la sua condanna è frutto di un verdetto politico e che il sistema giudiziario turco si è trasformato in un meccanismo di pura vendetta.
 

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