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Egitto ed Arabia Saudita oscurano Al Manar, Israele ringrazia

Israele non ha nascosto la sua esultanza nell’apprendere la decisione da parte della piattaforma satellitare Nilesat, una delle principali in Medio Oriente, di interrompere le trasmissioni del canale libanese Al Manar (Il Faro). Da mercoledì scorso, quindi, uno dei canali di informazione più seguiti nel mondo arabo, vicino al partito politico Hezbollah, è stato oscurato dalla piattaforma egiziana. La notizia è stata comunicata dai media egiziani poco prima del vertice avvenuto nei giorni scorsi al Cairo tra il generale Al Sisi ed il suo omologo, il sovrano saudita Salman. Negli stessi giorni la notizia è stata ripresa anche dal primo canale israeliano che ha messo in evidenza come si sia ormai accentuata la lotta tra l’asse dei paesi sunniti “moderati”, guidato dall’Arabia Saudita e vicini agli interessi israeliani, e quello dell’asse guidato dall’Iran: Siria, Yemen e Libano. Lo stesso canale ha confermato la notizia legata al fatto che la monarchia saudita darà in cambio allo stato egiziano 4 miliardi di dollari: soldi che, precedentemente, erano destinati alla fornitura di armi per l’esercito libanese, ma che Riyad ha poi negato al paese dei cedri, il mese scorso, come punizione nei confronti di Hezbollah.

Molti giornali arabi hanno riportato la notizia come una definitiva conferma dell’allineamento e dell’assoggettamento da parte dello stato egiziano allo schieramento dei paesi guidati dalla petromonarchia saudita.  La decisione di oscurare il canale libanese da parte del  network egiziano, infatti, segue quella fatta dalla piattaforma Arabsat, su pressione saudita, nel mese di dicembre. Alle reazioni di entusiasmo da parte dello stato israeliano e saudita si è, inoltre, aggiunto il silenzio delle forze politiche libanesi vicine al fronte del “14 Marzo”, guidato dal pupillo saudita Saad Hariri, e contrapposto al fronte dell’“8 Marzo” costituito da Hezbollah e dalla Corrente Patriottica Libera (cristiano maronita) del generale Michel Aoun che hanno, invece, vivamente protestato contro il ministero dell’informazione del Cairo.

La principale colpa di Al Manar? Riportare e mostrare una scomoda verità al mondo. Scomoda perché in questi anni il canale libanese ha da sempre messo in evidenza tutte quelle notizie che nelle varie emittenti di regime non venivano trasmesse o venivano “filtrate”.

Ad esempio, l’emittente libanese ha mostrato al mondo le brutalità di Daesh e di Al Nusra in Siria ed in Libano, i legami dei gruppi jihadisti con i suoi sponsor dei paesi del golfo o, infine, i numerosi massacri di civili in Yemen nella campagna militare sunnita, con a capo i sauditi e con l’avvallo statunitense, contro i ribelli sciiti Houti. Qualcosa di inaccettabile per Riyad.
Lo stesso si può dire per Israele. Al Manar ha reso visibile al mondo, ad esempio, le numerose sconfitte subite dall’esercito sionista, fino ad allora considerato “invincibile”, che portarono al suo ritiro dal Libano nel 2000, anche a causa delle ripercussioni politiche e sull’opinione pubblica di quei video all’interno della società israeliana. Non a caso durante la successiva invasione del Libano, nel 2006, la sede dell’emittente libanese fu ripetutamente bombardata dai caccia e dai missili israeliani, come un vero e proprio obiettivo militare, anche se poi Al Manar riuscì a trasmettere senza alcuna interruzione durante tutta la guerra.

Le manifestazioni di sostegno alla televisione sono arrivate da diversi media indipendenti sia occidentali che mediorientali. Il direttore del canale libanese, Ibrahim Farhat, ha affermato che “la decisione di oscurare al Manar è politica ed è ingiusta, perché va contro la libertà di stampa e di libera informazione…..il canale satellitare potrà comunque essere visibile su una piattaforma russa o via internet” (fonte AFP). In effetti le scuse o le motivazioni comunicate dai responsabili di Nilesat sono legate al fatto che il canale mostra “immagini cruente” che spingono a delle violenze “settarie e confessionali”. Lo stesso partito Hezbollah in una nota ufficiale ha dichiarato che “Al Manar è la voce della resistenza in Libano come in Palestina e mostra immagini che riportano la verità di quello che avviene dove c’è un conflitto (Siria, Palestina, Libano, Yemen, Iraq)….la sua chiusura è un flagrante attacco alla libertà di espressione ed un chiaro appoggio agli obiettivi (di censura, ndr) israeliani”.

Purtroppo anche questa decisione rientra nella campagna che gli stati del Golfo e diversi stati mediorientali (Egitto e Turchia) stanno portando avanti contro Hezbollah per una rischiosa destabilizzazione della scena politica libanese, con il sostegno e la strategica alleanza di Israele. Soprattutto in questo caso, attraverso le parole di Giulietto Chiesa in un suo appello proprio a favore di Al Manar nel dicembre 2015, bisogna ribadire che la chiusura di un canale televisivo ci colpisce direttamente. Togliere la possibilità di informare, di dissentire e di conoscere la realtà dei fatti è un vero e proprio crimine visto che “l’informazione è un diritto umano fondamentale che non si può e non si deve censurare in nessun luogo della terra”.

Stefano Mauro

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