In Siria, alla periferia di Palmira gli sminatori russi hanno trovato un enorme arsenale dell’Isis. Ad informarne è stato il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov. Al suo interno 12 mila ordigni, mine di grosso calibro, artiglieria, mine anticarro e mine antiuomo. Il perimetro era protetto da nove mine piazzate in maniera professionale, hanno riferito gli sminatori che oggi hanno annunciato lo sminamento completo dell’area archeologica distrutta dallo Stato Islamico. Inoltre nel magazzino si trovavano un migliaio di detonatori elettrici e comandi radio, utilizzati per ordigni esplosivi improvvisati. L’arsenale è stato individuato “nello svolgimento della ricognizione tecnica alla periferia di Tadmor da esperti russi del Centro Internazionale Mine”, era “ben mascherato” ed è stato “scoperto attraverso l’uso di attrezzature speciali”, ha specificato l’alto ufficiale. Nessuna dichiarazione sulla provenienza delle armi e degli esplosivi.
Intanto un rapporto pubblicato dal Centro Lotta al Terrorismo (CTC), un centro di ricerca statunitense basandosi sull’analisi dei dati raccolti da 4600 schede di aspiranti jihadisti resi pubblici a marzo da diversi media e ribattezzati “Daesh-leaks”, afferma che l’identikit del jihadista membro dello Stato Islamico è: “Giovane, sui 26 anni, single, piuttosto istruito” ma scarsamente aspirante al martirio.
Il centro, che si dice “convinto della autenticità” delle schede, prende in esame il 30% degli aspiranti jihadisti che hanno aderito all’Isis tra l’inizio del 2013 e la fine del 2014. In questi documenti compilati in arabo, al candidato vengono meticolosamente chiesti identità, gruppo sanguigno, livello di istruzione, stato civile o il lavoro che ha ricoperto prima di raggiungere la Siria attraverso la Turchia.
Dallo studio emerge che l’organizzazione fondamentalista attrae soprattutto giovani di età media di 26-27 anni. Ma non solo. Tra le reclute, il rapporto ha infatti identificato anche un uomo di quasi 70 anni di età. Sposato e padre di cinque figli, questo afferma di voler diventare un combattente del Califfato. Nel contempo, dalle schede risultano anche 400 minori, di cui 40 con età inferiore ai 15 anni. Una conferma dell’appeal dell’Isis sui giovanissimi, basti pensare al fratellino di Abdelhamid Abaaoud, ritenuto il coordinatore degli attacchi di Parigi, che ha raggiunto il territorio controllato dal Califfato all’età di soli 13 anni. Ma per la prima volta, questo rapporto fornisce una stima quantitativa del numero di minorenni che hanno aderito alla causa dell’Isis.
Un altro dato interessante: il 61% dei volontari dichiara di essere single; il 30% afferma di essere sposato, mentre il 9% non ha risposto. Sui 4.600 files esaminati, solo sei candidati hanno riferito di essere separati o divorziati. Due su 10 hanno uno o più figli. Questi dati confermano che la Jihad non è solo appannaggio di “stranieri solitari” emarginati dalla società. A volte le persone lasciano dietro una intera famiglia oppure portano con sé moglie e figli in modo che possano “crescere nell’amore della jihad”.
Gli autori dello studio hanno confermato quanto era già emerso da altri studi, cioè che il livello medio di istruzione degli aspiranti jihadisti è medio-alto: il 30% dichiara di avere conseguito istruzione secondaria, il 22% istruzione superiore e l’0,8% ha una laurea. Tuttavia, la maggior parte delle reclute ha svolto lavori non qualificati e precari: operai, artigiani, studenti, lavoratori autonomi, e per la maggioranza è disoccupata (il 65% di loro). “Il confronto di questi dati solleva questioni interessanti. E’ possibile che alcuni combattenti siano stati motivati dalla frustrazione di non trovare un lavoro corrispondente al loro livello di istruzione”, suggeriscono gli autori della ricerca.
Insegnanti, ingegneri, comunicatori: il 5% delle reclute risulta possedere alte qualifiche. La prova che i candidati ai ranghi dello Stato Islamico hanno anche specifiche competenze. Medici, ingegneri, informatici e studenti prendono la strada della jihad, sedotti da una propaganda sempre più sofisticata e mirata di un’organizzazione alla ricerca di talenti utili per costruire il suo “Stato islamico”.
Che siano aspiranti kamikaze, combattenti oppure semplici impiegati dell’amminsitrazione del Califfato, la grande maggioranza dei volontari non ha alcuna esperienza militare di jihad. Infatti, solo il 10% della domande esaminate sono di persone che dichiarano di essere ex jihadisti già attivi sul campo di battaglia, e si tratta di gente che avrebbe combattuto principalmente in Siria, Libia e Afghanistan. La maggior parte con il Fronte al-Nusra, un gruppo terroristico affiliato ad al-Qaida dal quale del resto proviene lo stesso Isis.
Dalla ricerca emerge anche un altro dato; la relativa lontananza dei candidati dalla fede e dalla pratica religiosa. Per quanto riguarda la conoscenza della Sharia, solo il 5% delle reclute dice di avere un livello di conoscenza “avanzato”; quelli che provengono da Arabia Saudita, Egitto oppure Tunisia. Al contrario, la stragrande maggioranza con il 70% dice di avere un livello “base” sulla legge islamica.
Fin dall’inizio, l’Isis divide le reclute sulla base delle loro competenze e preferenze. Alla casella “kamikaze” solo il 12% si dice disposto a compiere attacchi suicidi. È interessante notare che “coloro che dichiarano di avere conoscenza avanzata della Sharia hanno meno probabilità di candidarsi per il martirio rispetto agli altri”, notano gli autori.
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