Menu

Una road map per il Donbass

A conclusione della due giorni a Kiev dei Ministri degli esteri di Germania e Francia, Frank-Walter Steinmeier e Jean-Marc Ayrault, per discutere la questione del Donbass, il Ministro francese ha tracciato una sorta di road map per l'attivazione degli accordi di Minsk. Si tratta di un piano di sincronizzazione dei passi politici e di quelli sulla sicurezza che rappresenta, secondo il politologo Denis Denisov, che ne scrive sulla Tass, un preciso segnale lanciato all'Ucraina dall'Europa.

Il percorso prevede tre fasi. Prima: pieno rispetto del cessate il fuoco, ritiro delle truppe in tre aree pilota (su cui ci si accorderà alla riunione del Gruppo di contatto del 20 settembre), messa a punto dei progetti di legge sulle elezioni locali e lo status speciale del Donbass. Seconda: adozione di tali leggi, espansione delle aree pilota, ritiro e controllo delle armi pesanti, garanzie per l'accesso degli osservatori alle aree del Donbass, creazione di basi avanzate dell'Osce. Terza: fissazione, da parte della Rada suprema, della data delle elezioni, completamento della riforma costituzionale, adozione della legge sull'amnistia e parallela diminuzione del numero di soldati lungo la linea del fronte, creazione di nuovi punti di accesso, liberazione degli ostaggi, ritiro totale delle truppe e accesso completo al confine".

Nel complesso, ciò coincide con quanto prospettato mercoledì scorso dal Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov.

In ogni caso, l'intero programma deve essere concordato con DNR e LNR e, oltre l'inserimento in via permanente dello status speciale del Donbass nella costituzione ucraina, l'amnistia e le elezioni, si deve ricordare l'eliminazione del blocco economico decretato da Kiev nei confronti del Donbass. “In generale, Porošenko non si aspettava una tale pubblico segnale dagli europei” dice Denisov, aggiungendo che “la dichiarazione europea, per quanto non precisamente formulata, è una conseguenza sia dell'incontro tra Putin, Hollande e Merkel a Guangzhou, sia del fatto che l'Europa è stanca che Kiev continui a far finta di applicare gli accordi di Minsk”.

Ma, per tutta risposta, il Ministro degli esteri ucraino, Pavel Klimkin, ha dichiarato che Kiev intende seguire “una propria logica e successione di passi” nell'applicazione degli accordi di Minsk. “E' spaventoso pensare” scrive Jurij Selivanov su news-front, che “decine di milioni di persone, in gran parte normalissime, siano comandate da simili idioti. Gli accordi di Minsk si differenziano dalle ebbre farneticazioni di Klimkin, per il fatto che in essi, nero su bianco, tappa dopo tappa, in modo estremamente concreto è tracciata l'intera successione delle azioni per il ristabilimento della pace in Ucraina. E in calce a quel documento c'è la firma del rappresentante ufficiale di Kiev. Ed ecco che invece di applicare quanto previsto o anche solo mostrare di volerlo fare, questo clown parla di una “propria logica e successione”. Quale logica deviata!”.

Eppure Steinmeier e Ayrault lo hanno detto, che gli accordi di Minsk devono essere applicati secondo l'esatta successione in essi prevista; dunque, Steinmeier e Ayrault non possono esser definiti in altro modo che agenti del Cremlino o traditori dell'Ucraina, ironizza Pavel Šipilin ancora su news-front. Del resto, osserva il politologo Vasilij Jablonskij, “le dichiarazioni dei Ministri occidentali coincidono, di fatto, con quanto da sempre dice Mosca”. Di contro, l'analista Vitalij Kulik non vede “alcuna prospettiva di realizzazione del piano proposto da Ayrault e Steinmeier”. In effetti, scrive Šipilin, proprie varianti di soluzione del problema del Donbass sono apparse in Ucraina già il giorno successivo la firma degli accordi di Minsk; “noi conosciamo da tempo il modo di agire campagnolo degli ucraini: si firmano le carte e poi si fa finta che nulla di simile ci sia mai stato. Ora anche l'Europa si è scontrata con tale ingenua furbizia provinciale”. Ed è inutile che gli ucraini si fingano scioccati: la road map tracciata da Ayrault non è altro che quanto stabilito nel documento di Minsk, che gode tra l'altro dello status di risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU. Mentre, dal febbraio 2015, a Kiev è stato un susseguirsi di “documenti” che “arricchivano” ognuno a suo modo quella risoluzione, per non applicarla; in quasi due anni Kiev ha sempre rifiutato di entrare in colloqui diretti con DNR e LNR, come previsto dagli accordi.

Il politologo ucraino Viktor Levitskij, ricordando come a Guangzhou Hollande e Merkel fossero andati “ospiti” da Putin e, dunque, fosse stata Mosca a “dirigere la musica”, nota che la road map ora ufficializzata da Ayraul sia stata di fatto concordata a quel vertice a tre in Cina. Ora che il piano europeo è stato annunciato, dice Levitskij, bisogna trovare a ogni costo la volontà ucraina di seguire quel piano: “il tempo gioca contro Kiev”.

Non è chiaro soltanto se anche Berlino e Parigi, dopo Mosca, intendano prendere atto ufficialmente della non volontà di Kiev di risolvere per via pacifica la questione del Donbass. Qui, non si è mancato di notare come qualche amico di Kiev in Germania, proprio durante i colloqui del presidente Petro Porošenko, premier Vladimir Grojsman e Pavel Klimkin con Ayrault e Steinmeier, si sia preoccupato di suggerire alla Frankfurter Allgemeine Zeitung le “critiche espresse da uno stretto consigliere di Porošenko all'indirizzo di Steinmeier e il contemporaneo vezzeggiamento della cancelliera Merkel”. Il suddetto consigliere avrebbe criticato i “ripetuti flirt” di Steinmeier con Mosca e Porošenko si sarebbe detto apertamente dubbioso circa l'efficacia dei colloqui a livello di Ministri degli esteri, preferendo quelli tra capi di stato e di governo. Secondo tale consigliere, le cui parole vengono riportate in forma anonima dalla FAZ, a Kiev "non è stato concordato nulla di cui il presidente ucraino non avesse già convenuto nel corso del suo colloquio telefonico con Merkel e Hollande, lo scorso 9 settembre". Anche per quanto riguarda il cessate il fuoco, secondo il quotidiano tedesco, “le dichiarazioni di Porošenko differiscono di molto da quelle di Steinmeier”. L'anonimo informatore ucraino della FAZ ha anche messo in dubbio l'ottimismo del Ministro degli esteri tedesco ed è ovviamente tornato ad accusare Mosca di “aver occupato migliaia di chilometri quadrati di territorio”.

La domanda che in molti si pongono è se il discorso di tale consigliere presidenziale ucraino, che così insiste sulla diversità di accenti tra Cancelliera e Ministro tedeschi, fosse stato accuratamente preparato a Washington. A fronte del cessate il fuoco proclamato unilateralmente da DNR e LNR, Kiev ha sinora risposto con altri bombardamenti e con accuse alla Russia. La junta è lì per questo.

 

Fabrizio Poggi

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *