I combattimenti nelle regioni orientali dell’Ucraina non conoscono tregua. Dopo un breve stop dichiarato dal regime di Kiev per consentire ai poliziotti e agli osservatori australiani e olandesi di avvicinarsi al relitto del volo MH17 abbattuto in territorio ucraino due settimane fa, i combattimenti tra le milizie popolari delle repubbliche del Donbass e le truppe regolari sono ripresi in grande stile e secondo alcuni media nelle ultime 24 ore il bilancio è di 10 civili uccisi e 37 feriti.
Sei persone sarebbero state uccise e tredici ferite in un quartiere di Donetsk, città assediata dalle truppe regolari, presa di mira incessantemente dall’aviazione e dall’artiglieria. ll vicesindaco Kostyantyn Savinov ha raccontato che colpi di artiglieria sono stati sparati nelle aree abitate, precisando che le vittime sono concentrate nel rione di Petriviski, a sud-ovest del centro città. Violenti scontri si registrano anche a Lugansk dove sono morte tre persone e dove il sindaco denuncia che “la situazione è al limite della catastrofe umanitaria, inizia a mancare la luce e l’acqua e le comunicazioni sono interrotte”.
Ma la notizia del giorno è quella che riguarda una diserzione di massa di soldati ucraini. Già nelle mattinata di oggi alcune agenzie di stampa avevano riportato la notizia che poche ore prima 12 tra ufficiali e soldati della 72° brigata meccanizzata ucraina, per sottrarsi ai combattimenti, avevano abbandonato le loro armi e avevano chiesto rifugio alla vicina Russia. Fonti della polizia locale hanno raccontato che i militari, sventolando bandiera bianca, si sono presentati al varco di confine di Gukovo chiedendo di poter entrare in territorio russo. “Non siamo assolutamente traditori”, ha raccontato uno dei superiori all’emittente televisiva di Mosca ‘Rossiya 24’. “Noi non siamo in guerra con la Russia. Possono esistere alcune divergenze, ma una guerra non c’è. Per salvare la vita dei miei subordinati abbiamo deciso di trasferirli in terra russa”.
Ma il numero di soldati ucraina che hanno disertato è assai maggiore, e la giornata di oggi si sta rivelando come la più nera sotto questo aspetto da quando il regime golpista di Kiev ha deciso di aggredire militarmente le popolazioni del sud-est del paese contrarie al cambio di regime.
Secondo numerosi media sarebbero ben 400 i militari ucraini in servizio nell’est del paese che si sono arresi ai loro nemici o si sono rifugiati in territorio russo. I soldati ucraini “hanno chiesto di beneficiare del corridoio umanitario nella notte tra domenica e lunedì” ha detto un responsabile regionale dei servizi di sicurezza russi Fsb, informando che “Le guardie di confine hanno aperto un corridoio umanitario e hanno ammesso sul territorio russo 438 soldati dell’esercito ucraino”. Di questi 438, secondo le fonti russe, 164 sono guardie di frontiera ucraine rimaste intrappolate in mano ai miliziani delle Repubbliche Popolari.
Il regime ucraino ha ridimensionato l’entità del fenomeno ma non ha potuto fare a meno di riconoscere che “un numero imprecisato di soldati ucraini è stato costretto a ripiegare verso un valico di frontiera russo a seguito di un tentativo di sfondamento”. Ma questi soldati “non si sono arresi” ha detto Oleksiy Dmitrashkivsky, portavoce della cosiddetta “operazione antiterrorismo” ucraina contro la guerriglia del Donbass.
Già nel mese di luglio altri 40 militari ucraini si erano rifugiati in territorio russo chiedendo accoglienza a Mosca.
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